Né aderire né sabotare. Un altro corteo contro la guerra, un altro dramma, un’altra ambiguità del Pd
- Dettagli
- Categoria: Italia
Il Partito democratico condanna Israele e un po’ anche l’Iran, sostiene Kyjiv ma senza le armi, e non prende le distanze dalla manifestazione
Mario Lavia 17.6.2025 linkiest.it lettura2’
Il Partito democratico condanna Israele e un po’ anche l’Iran, sostiene Kyjiv ma senza le armi, e non prende le distanze dalla manifestazione dei suoi alleati antagonisti del 21, anzi manderà qualcuno. Una confusione che ormai è l’unico collante possibile di una forza politica alla continua ricerca di un’identità diversa da quella originaria
«No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo». Dopo i trecentomila di San Giovanni, questa di sabato 21, sempre a Roma, è la manifestazione più tosta. Dietro il solito cartello Cgil (ormai una forza politica), Arci, Agesci, Acli e tutta la galassia pacifista, si stanno mobilitando i duri che avevano appunto scelto di disertare San Giovanni, troppo di destra (Rula Jebreal non bastava), in favore di quest’altro appuntamento di piazza.
La guerra di Israele contro il regime di Teheran è destinata ad aggiungere litri di benzina sul fuoco già altissimo per l’infinito attacco a Gaza. Metteteci un po’ di lotta al riarmo e un bel no alla Nato (è la linea di Schlein? Buono a sapersi) e l’opposizione alle misure securitarie del governo Meloni, e avrete una bella tavola apparecchiata per l’estremismo vecchio e nuovo.
Sfruttando il fatto che parteciperanno molti bravi cittadini, a questo desco politicamente pericoloso andranno a sedersi i sinistri del centrosinistra, cioè Giuseppe Conte, l’uomo che spiava Luca Casarini (e forse in piazza ci sarà anche Casarini), la coppia Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e qualche esponente del Pd schleiniano; non lei, Elly, che stavolta non potrà passare per il consueto salutino, perché impegnata ad Amsterdam a una riunione dei socialisti europei, ma sarà presente sicuramente qualcuno del gruppo dirigente versione tardo-no global: nella segreteria non mancano.
La scelta furbina e pilatesca di non aderire, ma di non sabotare, mandando in piazza qualche Sandro Ruotolo, conferma quella doppiezza che da tempo caratterizza la politica estera del Nazareno, per esempio contrario e al tempo stesso favorevole al riarmo («europeo, non nazionale»), molto ostile a Israele, ma un pochino anche ai pasdaran, contro la Knesset, ma anche contro l’integralismo arabo: e, se vogliamo dirla tutta, con Kyjiv, ma senza esagerare con le armi.
Stando così le cose, al Nazareno hanno pensato che esista tutto lo spazio per mandare qualcuno a un corteo che avrà, a dire poco, toni antisionisti che potrebbero tracimare nella esaltazione from the river to the sea da parte di frange – attenzione – che non saranno estranee, ma tutte interne alla manifestazione. Ovvio che Conte e Fratoianni, certo il primo più opportunisticamente del secondo, lucrino su una quota di mercato politico che la guerra in Medio Oriente spalanca ai loro occhi.
È più preoccupante che la forza che dovrebbe guidare uno schieramento che punta a governare l’Italia, cioè il Partito democratico, rinneghi platealmente la sua scelta, votare a favore del piano di riarmo, senza neppure avere il coraggio di dirlo, accodandosi a questa triste festa dell’ambiguità.
Commenti
Arginare la teocrazia atomica non è solo giusto. E’ anche una grande battaglia di sinistra
L’umanitarismo ha creato le condizioni per l’escalation iraniana. Ascoltare il senatore democratico statunitense John Fetterman..estratto Claudio Cerasa ilfoglio.it
RSS feed dei commenti di questo post.