Lettere al Direttore Il Foglio 12.6.2015

Matrimoni che durano, mafia che non è mafia, Buzzi e i Taviani

1-Al direttore - Se perde Felice Casson a Venezia basta stappare un prosecco di Valdobbiadene.

Lo champagne costa. Non allarghiamoci.

Michele Magno

Salvate Venezia e l’Italia dai Felice Casson. E’ una battaglia di civiltà. Tutti insieme Podemos fermarli!

2-Al direttore - L’ultima (si fa per dire) bordata arrivata dal Parlamento europeo, che nella Relazione Noichl sulla parità tra uomo e donna parla espressamente di famiglie gay, di diritto all’aborto e di libera scelta del “genere” anche da parte dei bambini, conferma l’importanza della manifestazione di Roma del 20 giugno prossimo, promossa dal comitato “Difendiamo i nostri figli”. Sarà un caso, ma nei confronti dell’ideologia gender si sta assistendo, soprattutto in ambito cattolico, allo stesso film andato in onda negli anni 50 e 60 nei confronti del marxismo. E come all’epoca non pochi non videro, o fecero finta di non vedere, che il marxismo era un unicum, di cui l’ateismo radicale era parte consustanziale (Del Noce docet), e che per questo era impossibile separare una parte “buona” da una “cattiva” – illusione dossettiana poi sfociata in quel fenomeno dalle conseguenze devastanti per la società italiana che fu il cattocomunismo – allo stesso modo oggi non si vede, o si fa finta di non vedere, che l’ideologia gender è un moloch che o lo si combatte a 360 gradi – dicasi: nelle scuole, in Parlamento, sui media, ecc. – o alla lunga si perderà la guerra pur vincendo magari qualche battaglia. Vogliamo dirla tutta? L’uguaglianza e la non discriminazione e l’autodeterminazione del proprio genere c’entrano una beata mazza. Le potentissime lobby che stanno dietro la propaganda gender sono già oltre, e puntano ormai al bersaglio grosso, ovvero sdoganare e legalizzare la pedofilia. Perché poi qualcuno mi dovrebbe spiegare per quale motivo un omosessuale o una lesbica, regolarmente uniti o sposati, e avendo magari adottato un bel bambino, non potrebbero essere liberi di intrattenere rapporti con costui (o costei). Per quale ragione? E non ci vuole un genio per capire che se ce l’hai già in casa, il ragazzetto o la ragazzetta, potendo sposarti e adottare, diventa tutto più facile. Ecco perché bisogna scendere in piazza il 20 giugno: per difendere i nostri figli, per difendere i più deboli e gli innocenti.

Luca Del Pozzo

Sono contro il pensiero unico del gender, in modo radicale, ma arrivare a dire che il piano segretissimo è quello di sdoganare e legalizzare la pedofilia è decisamente troppo. Piuttosto una delle ragioni per cui vale la pena sostenere la manifestazione del 20 giugno – ognuno con le proprie sensibilità e al di là delle idee che si possono avere sui diritti da estendere alle coppie omosessuali – è che bisogna difendere in tutti i modi chi vuole difendere il diritto di un bambino di avere un padre e una madre. Ci possono essere più famiglie, certo, ma sulla famiglia dove devono crescere i bambini non ci devono essere equivoci. E proprio non si capisce la ragione per cui la Cei non debba essere dalla parte di chi scende in piazza il 20 giugno.

3-Al direttore - Il tribunale di Trani, nel chiedere l’arresto del senatore Azzollini, ha scritto che “negli ultimi decenni si è invero assistito ad un lento ed incessante processo di secolarizzazione” dell’istituto Divina Provvidenza. Il giudice teologo in effetti mancava.

Luca Rocca

4-Al direttore - Detto che Mafia capitale è una robetta da quattro soldi, da farci due risate, che la corruzione non è stata debellata dalle leggi, che l’inchiesta giudiziaria se la potevano risparmiare, che le intercettazioni sono costate troppo rispetto al contenuto letterario e che la vocazione alla corruttela nasce dall’ipertrofìa dello stato, chiarito che la mafia è altra cosa, postulato che il problema è sempre un altro,come si diceva a sinistra un tempo, che la magistratura ci abbia raccontato un pezzo dell’Italietta è stata più o meno una perdita di tempo e di spazio sui giornali. Curioso ragionamento, ma stuzzicante. Ci vorrebbe un gran giurì per decidere quello che bisogna sapere sulla immoralità e quello che non vale la pena leggere.

Franco Totoro

Il problema non è sempre un altro. Il problema è che fa ridere scambiare una corruttela da quattro soldi per la nascita di una Corleone della Magliana. Fa ridere. E se si è persone di buon senso ci si arriva facilmente. Basta chiederlo, basta ragionarci. Due giorni fa, ad “Agorà”, ne ho parlato con Emanuele Fiano, deputato del Pd, responsabile delle riforme del partito. Domanda uno:  “Pensa sia giusto il bollino della mafia applicato all’inchiesta su Roma?”. Risposta uno: “Qui bisogna andare per sottrazione. Qui ci sono solo due politici imputati per il 416 bis che sono Alemanno e Gramazio. Quindi il fatto di averla chiamata Mafia Capitale è un’estensione… c’è una parte grande di questa inchiesta che è su aspetti di tipo corruttivo o concessivo. Il fatto che ci sia un reato di tipo associativo più grave, che fu inventato grazie all’impegno di magistrati come Falcone, è legato a due personaggi. Per il resto, gli altri sono reati legati alla corruzione…”. Domanda due: “Delle due l’una però: se l’inchiesta su Mafia Capitale è un’inchiesta che ha al centro la mafia e che ha coinvolto diverse persone che fanno parte del comune, o si scioglie il comune per mafia subito oppure se non si scioglie significa che non è mafia”. Risposta due: “Io non so perché è stato scelto questo nome… perché penso che il tenore dei colloqui e delle intercettazioni che si coglie dai capi di questa organizzazione faccia pensare a una rete. Secondo me non è un comportamento che noi non possiamo associare a quello che conosciamo della mafia e della camorra. E’ una grande estensione di una rete corruttiva”. Niente male no?

5-Al direttore - Ma davvero si lasceranno il Cav. e Verdini? Vabbè, può succedere. Anche tra Homer e Marge, dei Simpson, è finito un amore che sembrava inscalfibile.

Gino Roca

Avevamo pronto un pezzo epico sui Simpson, ieri mattina, quando poi Bart Simpson su Twitter ha smentito tutto scrivendo sulla famosa lavagna della sua scuola, all’infinito: “Homer and Marge are not breaking up. Homer and Marge are not breaking up. Homer and Marge are not breaking up”. Lo stesso testo che tra qualche mese siamo convinti che riusciremo a usare per smentire la separazione tra il Cav e Verdini: “Silvio and Denis are not breaking up. Silvio and Denis are not breaking up. Silvio and Denis are not breaking up”.

6-Al direttore - Leggo su alcuni giornali che Buzzi avrebbe finanziato alcune cene elettorali del Pd compresa quella di Renzi. Direttore, capisco il garantismo, ma come faccio a non indignarmi?

Tommaso Campanini

Liberi di indignarsi, per carità. Ma le ricordo che fino a qualche mese fa la cooperativa di Salvatore Buzzi era una cooperativa senza macchie (i fratelli Taviani raccontando anche la storia della cooperativa di Buzzi nel 2012 a Berlino hanno vinto un Orso d’oro, con “Cesare deve morire”), e se una cooperativa pagava legalmente delle cene elettorali è da matti secondo me indignarsi. Altra cosa è invece dire a Renzi: oh, ma la trasparenza? E se sei diventato segretario di un partito con l’idea di rendere visibili anche i trasferimenti di denaro sui conti del tuo partito, e poi non lo fai, lì sì che diventi il moralizzatore moralizzato. Pensarci.

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