Battaglia di civiltà: gufare gioiosamente contro Casson

Appello al popolo veneziano per respingere la repubblica dei pm

di Salvatore Merlo | 12 Giugno 2015 ore 06:15 Foglio

Il candidato sindaco di Venezia Felice Casson (foto LaPresse)

Non votando per Felice Casson, questa domenica, i veneziani possono bocciare la trasformazione del magistrato in un ingegnere sociale, possono respingere la metamorfosi della tecnica del pm in ideologia, e possono anche sciogliere un caso di sdoppiamento che potrebbe interessare il neurologo Oliver Sacks, quello dell’uomo che scambiò la moglie per un cappello. A Venezia, dove si elegge il sindaco, si gioca infatti la possibilità di rifiutare l’idea che la politica sia materia di Corte d’appello, si può insomma rifiutare quell’equivoco, per la verità assai vecchio nel paese che fu di Antonio Di Pietro, per il quale pure Casson, tanti e tanti anni fa, tante legislature fa, sembrava allarmato. Diceva infatti nel 1995: “Ho visto l’esperienza di un altro giudice, Baltasar Garzón, che era chiamato ‘il Falcone spagnolo’. Si era candidato come numero 2 del Psoe dopo Felipe González ma ha avuto un’esperienza assolutamente negativa. Ha visto crollare la sua immagine nell’opinione pubblica e alla fine è tornato a fare il magistrato. Credo che occorra decidere: o si fa il giudice o si fa il politico”. E’ finita come sanno tutti, e cioè che Casson si è abbandonato alla politica, ma senza abbandonare la toga. E lo ha fatto così, senza paura, senza meraviglia, senza neppure quella tristezza vasta e avventurosa che accompagna le azioni fatidiche. Così negli ultimi dieci anni, che ha passato in Parlamento, è stato promosso dal Csm. E senza aver scritto nemmeno una sentenza, senza aver condotto un’indagine o autorizzato un arresto, ha ricevuto dal supremo organo d’autogoverno della magistratura una valutazione “di professionalità”.

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Ma quale professionalità, ci si chiede, quella del pm o quella del senatore? Chi lo sa, ci vorrebbe appunto Oliver Sacks. Da quando è in politica, ma pure in magistratura, Casson è d’altra parte rimasto fin qui libero di dosare “politicamente” allusioni e accuse da pm, procedere o interrompere, secondo le proprie convenienze politiche, gli interrogatori ad Alfano sulla clinica pugliese del sottosegretario Azzollini, o quelli a Orfini sul perché e sul per come il Pd è “ambiguo” nelle questioni giudiziarie. E’ stato libero di condurre (e all’occorrenza ritirare) le arringhe accusatorie contro Renzi e il suo scarso rispetto per la Costituzione, “parlo da magistrato”, e di processare Berlusconi a Palazzo Madama. E insomma talvolta Casson è un pm, in altri casi è un politico, a seconda dell’umore e dell’opportunità, allo stesso modo in cui certe mattine gli piacciono la sinistra di Podemos e Pippo Civati, mentre altre mattine è d’accordo con il leghista Luca Zaia. E se infatti era fino a ieri contrario all’abolizione dell’articolo 18, da glorioso avversario del Jobs Act, ora dice di voler portare a Venezia il liberista Francesco Giavazzi. E se un tempo era contro i respingimenti di Roberto Maroni, “una barbarie” razzista, ora che annusa il municipio della laguna taglia corto, e poche ciance: “Basta immigrati”. Pm e politico, di sinistra ma anche di destra, civatiano ma pure un po’ renziano, Casson ha il piacere, e il dispiacere, d’essere molti, di vedere tutti i se stesso, d’essere a discrezione presente e assente, essere quando serve un altro. E solo il voto dei veneziani potrà finalmente decidere chi sia. Liberandolo (e liberandoci).

Categoria Italia

COMMENTI

-guido valota • 21 minuti fa

Altro che mafia capitale. Questo è il vero sistema mafioso, e origina dalla magistratura molto più che dal paese o dai partiti. Bel pezzo, molto chiaro: forse potrebbe capirlo perfino uno di sinistra.

-          gloria Turacchi • 4 ore fa

La memoria della maggior parte degli uomini è un cimitero abbandonato dove giacciono senza onore quelli e quelle cose che abbiamo smesso di amare...

Non possiamo dimenticare la veemenza e l'arroganza del potere del momento

( tangentopoli) di un Di Pietro che usò con disinvoltura la fama di " eroe" della patria per fare il salto con l'asta stile Fosbury atterrando di schiena sul terreno morbido della politica. E' un terreno equivoco quello sul quale si posizionano quei magistrati che vogliono fare il salto di qualità! E perchè?...Perchè il rodaggio è avvenuto durante il periodo della loro permanenza in quel luogo " sacro" che è la magistratura dove è "sacra" la neutralità del Giudice giudicante. Sono un cittadino qualunque e come tale esprimo diffidenza nei confronti di quei Magistrati che chiudono velocemente una porta solo quando la certezza del salto è confermata dalla sua buona riuscita. Altrimenti stanno tra quei che sono sospesi e continuano il rodaggio con decisioni da magistrato in sentenze che coinvolgono profondamente la politica

 -carlo schieppati • 5 ore fa

Questa che "negli ultimi dieci anni che ha passato in Parlamento, è stato promosso dal CSM" non la sapevo. Poi parlano della "casta" dei politici. Comunque è per questo che amo questo giornale, perché è capace di "gufare gioiosamente" e apertamente contro quelli come Casson, un esempio ineguagliato di ambiguità per la quale non si capisce dove finisce il magistrato e dove inizia il politico. Come lo chiamava Cossiga? Dovesse essere eletto (cosa che temo probabile) aggiungerò - dopo Napoli - Venezia alla mia black list delle grandi città da evitare assolutamente.

-          guido valota  carlo schieppati • 22 minuti fa

Altro che mafia capitale. Questo è il vero sistema mafioso, e origina dalla magistratura molto più che dal paese o dai partiti.

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