La sinistra senza politici punta su prefetti e pm

Da Cantone a Sabella, l'obiettivo è trovare un esterno che voglia provarci. Intanto Marino va in tv. Un incubo per tutti: può tornare in campo da solo

Laura Cesaretti - Sab, 10/10/2015 - 08:10 Il Giornale

commenta

Roma. Commissari, prefetti, magistrati: con la ritirata, almeno momentanea, della politica, a mettere la faccia sulla malandata Capitale saranno solo funzionari dello Stato. Di certo fino al voto del prossimo maggio-giugno, e magari anche dopo se nel Pd venisse scelto, come alcuni sostengono, un candidato «tecnico» e non di partito.

Ai primi di novembre, venti giorni dopo le dimissioni ufficiali che dovrebbero arrivare lunedì, il prefetto di Roma Gabrielli nominerà il commissario straordinario cui toccherà gestire la città all'avvio del famigerato Giubileo (mai tanto poco opportuno), e condurla fino al voto del prossimo anno. Che sarà fissato, dicono nel Palazzo, più in là nel tempo possibile, probabilmente a inizio giugno. Sul nome si sta ragionando, ne hanno discusso anche lo stesso Orfini e Matteo Renzi che ieri pomeriggio si sono incontrati a Palazzo Chigi per iniziare a fissare una difficile road map per tirar fuori Roma dalla palude: «Bisogna cambiare passo in modo visibile, il modello sarà Expo», spiega Orfini, assicurando che il clima tra lui e il premier è «ottimo». Il nome del commissario «non c'è ancora», dice il presidente Pd. Si è pensato all'ex magistrato Alfonso Sabella, attuale assessore alla Legalità nella giunta Marino e quindi già con le mani in pasta nell'amministrazione della città e nella preparazione del Giubileo. Ma lui frena: «Tecnicamente per fare il commissario serve un prefetto in servizio o un magistrato in quiescenza. Io, da quando sono in Campidoglio, sono ingrassato di dieci chili e invecchiato di dieci anni, ma non sono ancora in quiescenza». Circolano anche i nomi di Riccardo Carpino, che ha ricoperto lo stesso incarico nel 2013 per la Provincia di Roma, e di Mario Morcone, attuale capo del dipartimento immigrazione del Viminale, già commissario a Roma nel 2008 dopo le dimissioni di Veltroni.

Parallelamente, il Pd dovrà iniziare a cercare il nome di un candidato abbastanza forte o abbastanza kamikaze da poter affrontare una campagna elettorale così in salita. Un nome possibilmente non di partito, viste le premesse: e infatti circolano quelli di «tecnici» dotati di grande visibilità come Cantone o Malagò, ora al Coni. Ma già si litiga sul metodo di scelta: Renzi è accusato dalla minoranza Pd di voler evitare le primarie per scegliere lui il nome, evitando nuovi «marziani», e anche Romano Prodi, ormai ossessivamente impegnato ad attaccare il premier che non lo ha mandato al Colle, cavalca la polemica: «Io sono l'uomo delle primarie», ricorda. Roberto Speranza tuona: «Niente nomi calati dall'alto». Orfini gli replica duro: «Speranza non ha mai speso una parola per Roma, ed invece ora improvvisamente è interessato alle sue sorti. Usa la città per i suoi posizionamenti politici».

La partita è in salita per il Pd, e oltretutto con un Marino tutt'altro che dietro le quinte: il sindaco uscente si sta anzi convincendo di poter giocare una sua partita, facendola pagare ai traditori del Pd. Ieri lo stesso capogruppo del Pd Ettore Rosato, che teneva un filo diretto a Radio Radicale , si è stupito per la quantità di telefonate pro-sindaco arrivate: «Una fetta dell'opinione pubblica crede alla storia di un Marino eroico vittima di un grande complotto di forze oscure», commenta ironico. E l'annuncio di una serie di comparsate in tv (oggi Marino sarà da Fabio Fazio) nonché la pronta diffusione dei messaggi di solidarietà che gli arrivano da vip internazionali (i sindaci di New York e Parigi) stanno consolidando l'idea, già diffusa nel Pd, che l'inossidabile sindaco marziano ne stia pensando un'altra delle sue.

Categoria Italia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata