Con la reciproca demonizzazione i grandi partiti fanno vincere M5s

E’ solo un aspetto di un problema politico più generale

 di Sergio Soave Italia Oggi 14.10.2015

La questione romana, cioè il problema di come contrastare una possibile e persino probabile vittoria del Movimento 5 stelle nelle elezioni amministrative di primavera nella capitale, è solo un aspetto di un problema politico più generale. Con la nuova legge elettorale diventa fondamentale, anche per le elezioni politiche generali, creare un clima in cui, in caso di ballottaggio con i grillini, il centrosinistra o il centrodestra possano ottenere al secondo turno consensi dagli avversari tradizionali.

In numerosi casi, nel recente passato, da Parma a Livorno a Ragusa, è capitato il contrario: gli sconfitti al primo turno, in questi casi di centrodestra, hanno votato in maggioranza per i 5 stelle, decretandone il successo finale. Servirebbe una sorta di patto di responsabilità, come quello che scatta normalmente in Francia tra socialisti e gaullisti per sbarrare il passo al Front National. A questo metodo, che sarebbe la naturale evoluzione del patto del Nazareno, non si arriva in Italia soprattutto per gli strascichi della lunga fase di demonizzazione reciproca tra centrodestra e centrosinistra, nutrita di giustizialismo strumentale e da un anticomunismo fuori corso.

Tutto questo, oltre a un clima politico inquinato da scandali e scandalismi, va a tutto vantaggio del partito del «vaffa». La scelta dei candidati, sia nazionali sia locali, nella situazione creata dalle leggi elettorali che prevedono il ballottaggio e in presenza di un aggressivo soggetto elettorale antisistema, dovrebbe tener conto, in primo luogo, dell'esigenza di attirare al secondo turno consensi sufficienti per prevalere.

Il problema vale sia per il centrodestra sia per il centrosinistra, ed è complicato, sul versante di destra, dalla frammentazione ormai patologica dell'area, nel centrosinistra dalla questione delle primarie, che tendono a far prevalere valori identitari su ipotesi politiche più aggreganti. In particolare al livello locale le primarie, per la dimensione ristretta della platea, rischiano di essere condizionate da gruppi di pressione o di potere che talora hanno prodotto anche fenomeni clientelari.

Questo non significa che quel metodo debba essere abbandonato a vantaggio di designazioni dall'alto, ma che deve essere perfezionato. Al di là delle questioni procedurali, però, sarebbe fondamentale superare nei comportamenti quotidiani il ricorso all'obsoleto armamentario della demonizzazione, che è il contrario della logica competitiva civile della democrazia dell'alternanza, che proprio per questo peccato originale rischia di incepparsi. Una restaurazione del Nazareno, almeno nello stile della battaglia politica, se non nei contenuti, sarebbe di giovamento a tutte le forze politiche responsabili.

Categoria Italia

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