La minoranza Pd sta calma solo ai banchetti

È durata quarantott'ore la tregua armata delle minoranze democratiche verso Matteo Renzi. Giusto il tempo, insomma, di sedersi ai banchetti concepiti, più che per far propaganda al partito

 di Marco Bertoncini Italia Oggi, 7.12.2015

È durata quarantott'ore la tregua armata delle minoranze democratiche verso Matteo Renzi. Giusto il tempo, insomma, di sedersi ai banchetti concepiti, più che per far propaganda al partito, per esaltare l'azione di governo. Ultimata la precettata presenza sulle piazze, è ricominciato l'andazzo: dàgli addosso al segretario del Pd.

Gianni Cuperlo ha espresso le sue (non nuove) critiche, indicando come utile appuntamento il convegno di sabato prossimo, mirante a unificare le riottose minoranze interne e a far sentire ai dissidenti transfughi che il Pd non è tutto renziano, ma che anzi potrebbe riprendere la precedente strada. In sintesi: andiamo a sinistra, alleandoci con chi sta a sinistra anche se fuori del Pd. Pure Pier Luigi Bersani è tornato all'attacco di Renzi, bollandolo espressamente con il peggiore degli insulti: è di destra. E l'ha accusato di un altro reato, non graziabile: ha aiutato Silvio Berlusconi con il patto del Nazareno. Altra pecca: il cumulo degli incarichi (segreteria del partito e presidenza del consiglio), «suggerito» dallo statuto del Pd.

È la stessa doglianza avanzata da Cuperlo e nelle ultime settimane divenuta una costante nelle critiche delle sinistre democratiche: Renzi dovrebbe lasciare la segreteria. Con questo dichiarato scopo andrà avanti la diuturna contestazione. Prossime e ghiotte occasioni saranno i rapporti col M5s, alcuni emendamenti alla legge di Stabilità (ma alla Camera i numeri paiono troppo sbilanciati a favore del governo) e soprattutto le amministrative. Da Milano a Roma, a Napoli, già sono emersi gli ostacoli frapposti alla conquista renziana degli enti locali. È giunto il sussidio di Sel,

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