Come ti trasformo il format della Leopolda in un nuovo pazzeggio pettegolo

Il gioco della Leopolda è presto fatto. C’è un tipetto di 40 anni che quando ne aveva trentacinque ha realizzato per la prima volta da sindaco di Firenze questo format.

di Giuliano Ferrara | 13 Dicembre 2015 ore 06:00 Foglio

Ora la combattono in tanti, e legittimamente, ma con argomenti piuttosto farfelu, stravaganti, eccentrici

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Il gioco della Leopolda è presto fatto. C’è un tipetto di 40 anni che quando ne aveva trentacinque ha realizzato per la prima volta da sindaco di Firenze questo format. Era l’Italia della mascherata antiberlusconiana, degli sputazzi alla tv che rincretinisce, della caccia ai predatori dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, della mutazione genetica nella democrazia costituzionale, del grido universale giustiziere, dell’impudico comune senso del pudore. Il tipo ha imposto un registro diverso dal solito, ha imbarcato le idee dei giuslavoristi perseguitati dai terroristi, ha proposto l’emulazione di Berlusconi invece che la demonizzazione, ha teorizzato che una generazione meno bolsa dovesse farsi avanti per prendere ed esercitare il potere al posto di vecchie oligarchie che avevano fallito. Poi è passato del tempo, sono avvenuti dei fatti, e il format è uscito dal virtuale, con tutti i suoi scrittori di successo, i suoi tecnici vaganti, i suoi amministratori e nominabili, il solito corteggio di giornalisti ruffiani con una minoranza di osservatori intelligenti, preparati, che avevano capito questo strano e minimalista avvento del contemporaneo, anche di quello mediocremente ambizioso, anche di quello destinato come sempre nelle storie di potere a manifestarsi come assenza di stile, di peso, di cultura. La Leopolda è una ambizione non comune, radicale, veloce, nutrita di qualche buona idea e di ottime intenzioni perseguite con il criterio fiorentino e politico dell’efficacia.

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Ora la combattono in tanti, e legittimamente, ma con argomenti piuttosto farfelu, stravaganti, eccentrici. Io non ci vado perché non ci sono le bandiere del Pd. La Boschi è arrivata in ritardo perché uno scrittore civile in vena di scemenze le ha chiesto di dimettersi essendo il padre vicepresidente di una piccola banca. Il capo della Rai non deve andarci perché, si presume, ha da essere un uomo di garanzia. La sala rigurgita di mosche cocchiere, l’occasione è trendy, cool, una manna per la peggior razza di opportunisti e di presenzialisti: divertiamoci. Niente di nuovo. Come con le piramidi di Craxi, con le convention di Forza Italia: i format della leadership anomala non piacciono, c’è il rimpianto per i convegni delle correnti democristiane, per le presidenze sovietiche dei congressi del Pci, per le attività seminariali e conventicolari dell’establishment rispettoso dei direttori e degli azionisti dei giornali, il modello Ambrosetti. Il politico accettato non è quello che usa televisivamente gli esperti e, con misura, gli intellettuali, magari pensando al consenso popolare e alle cose da fare; è quello che si lascia usare nel backstage dalla classe dei dotti e degli indottrinatori per un progetto da sogno, la perpetuazione eterna del potere di generazione in generazione. Quelle camicie bianche sono come i golfini di Marchionne, una trasgressione alle regole in grisaglia della passerella ministeriale e della vogue seria, seriosa, della politica professionale nutrita di umanesimo e cultura. Così la Leopolda, che in sé è una cosa da considerare a distanza, con obiettività strumentale, e da giudicare oggi per quello che vale, il fumettone del nuovo governo, diventa il circo rutilante del commento e del pettegolezzo ipermediatizzato. Va bene. E’ il nostro modo a sangue caldo di divertirci, di pazzeggiare, di ridurre tutto alla misura del Barnum all’italiana, il nostro modo di “esserci” (esserci, una delle cose più disgustose che si possano immaginare, specie se paragonata alla pausa, al silenzio, all’assenza).

Categoria Italia

COMMENTI

Malossi Alberto • 31 minuti fa

Giusto Ferrara, l'ennesimo circo Barnum della politica italiana che sa esprimere solo nani e ballerine.

Poi i giovani rottamatori hanno imparato bene dai padri ( Boschi in primis ) e fanno lo stesso poi saranno a loro volta rottamati da chi sa quale format politico futuro!.

Good Morning Italy non è cambiato nulla nella politica italiana, tutto immutabile come la morte.

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luca sorrentino • un'ora fa

Da piazza Venezia alla Leopolda, nessuna differenza. Le folle oceaniche sono ora quelle televisive, si gode dello spettacolo stando al caldo; vorrei un re claustrale, che non senta il bisogno di affacciarsi a qualsiasi balcone, che governasse "nutu imperii" o piegato sull'inginocchiatoio in preghiera, ma dopo il ventennio tutti si riversano alla presentazione dei circensi, proprio come Nerone. A proposito del giubileo avrei preferito un anno di penitenza alla Giovanni Battista, che raddrizzava le strade del Signore, predicando soprattutto ai soldati( oggi i funzionari di Stato) di essere contenti del loro stipendio, non di cibarsi di aragoste, tartufi e caviale. Sarebbe stato un ottimo preservativo contro le minacce dellI'Isis, ma tutto è spettacolo e confusione, come quella che ci fu a Roma al tempo di Bonifacio, cosí bene descritta nel Poema Sacro.

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