Unioni nel segreto delle Camere

Alfano e Salvini insieme in difesa del reato di clandestinità. La formalizzazione delle unioni civili omosessuali vedrà, forse, la luce nel segreto delle Camere, mentre il presidente del consiglio Matteo Renzi resterà fuori dalla porta

 di Franco Adriano e Emilio Gioventù Italia Oggi 11-1-2016

La formalizzazione delle unioni civili omosessuali vedrà, forse, la luce nel segreto delle Camere, mentre il presidente del consiglio Matteo Renzi resterà fuori dalla porta. Almeno così si è impegnato a fare il governo promettendo di non presentare emendamenti al testo del disegno di legge Cirinnà-bis e affidando il solo ruolo di supervisore al ministro per i Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi.

Un'apertura bell'e buona al Movimento 5 Stelle che si era detto pronto a votare il provvedimento, ma che mai e poi mai avrebbe sostenuto un testo siglato da Renzi in persona. Ieri, il premier, Boschi e i capigruppo di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, si sono incontrati per affidare all'assemblea dei parlamentari del Pd la possibile convergenza. Il nodo è quello della stepchild adoption, ossia dell'adozione per le coppie omosessuali (Renzi sarebbe d'accordo). La strada dell'affido rafforzato ipotizzata da un gruppo di cattolici del Pd sarebbe stata scartata per il timore delle obiezioni della Corte costituzionale. Sarà direttamente l'aula di Palazzo Madama ad affrontare la spinosa questione. Su un punto nel governo e nella maggioranza sono tutti d'accordo: l'obiettivo è quello di portare la legge all'approvazione definitiva. Ma la sponda con i Cinque Stelle su alcuni punti può essere cercata soltanto nella aule parlamentari per non far saltare la maggioranza. L'ipotesi di ribadire espressamente il divieto del ricorso all'utero in affitto potrà aiutare a recuperare in parte l'ala cattolica della maggioranza, mentre sull'adozione alle coppie omosessuali i critici hanno dalla loro parte i sondaggi che dimostrano l'aperta ostilità della maggioranza degli italiani. Si profila la soluzione dello scrutinio segreto e della libertà di coscienza, almeno su alcune parti del provvedimento. Anche perché su questi temi una linea unitaria di partito nel Pd è difficilmente perseguibile (ciò vale anche per Angelino Alfano in Area popolare: Fabrizio Cicchitto, per esempio, ha una visione decisamente più laica su questo tema). Franco Monaco ha attaccato: «Vorrei capire chi ha deciso la linea del Pd. Ferma restando la libertà di coscienza, serve una direzione. Lo segnalo al premier che, al tempo del governo Prodi 2, partecipava al «Family day». «La linea l'ha decisa il congresso», ha replicato Ivan Scalfarotto. Comunque più morbida rispetto a quella sostenuta dai promotori dei matrimoni gay. Il punto è che tra Pd e M5s è ancora vivo lo scontro sulla situazione a Quarto, con il Pd chiede le dimissioni del sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale. Una situazione che non aiuta il governo in questo passaggio che coinvolgerà le piazze d'Italia che si preparano ad accogliere le manifestazioni pro e contro.

Lo scontro Pd-M5s su Quarto

La possibilità di collaborazione Pd-M5s passa per Quarto, in provincia di Napoli, dove ieri, dentro e fuori l'aula del Consiglio comunale, si è scatenato il caos. Provocato dall'inchiesta della procura di Napoli per far luce su alcune presunte influenze della camorra nel corso della campagna elettorale che ha visto la vittoria della candidata del Movimento Cinque Stelle, Rosa Capuozzo. Un consigliere comunale grillino, Giovanni De Robbio, è stato espulso dal movimento dopo essere finito al centro dell'indagine. Mentre il sindaco sta subendo la pressione del pd e delle opposizioni affinché rassegni le proprie dimissioni. Fuori dal palazzo comunale sono stati esposti striscioni e cartelli, nell'aula del consiglio è dovuta intervenire la polizia municipale per riportare la calma. Il sindaco, nel corso del suo intervento, ha parlato di «strumentalizzazioni» da parte di chi vuole lucrare sulla vicenda. «La lotta alla camorra è di tutti», ha detto, «e tutti dobbiamo combatterla. Se, invece, si lotta per altre questioni, è strumentalizzazione». Sul sito di informazione fanpage.it si sottolinea che Capuozzo avrebbe fornito due versioni in due deposizioni ai carabinieri di Pozzuoli, il 21 ed il 22 dicembre, molto diverse tra loro. Nell'ultima ha affermato: «Ammetto di avere paura di De Robbio», mentre nella prima nega di aver ricevuto pressioni. Le parole «ricatto» ed «intimidazione» compaiono nella seconda deposizione. «Alle telecamere di fanpage.it il 30 dicembre (appena otto giorni dopo la seconda deposizione)», si legge, «sostiene di non aver mai ricevuto minacce e di non essersi sentita vittima di estorsione. Un quadro che somiglia di più alle dichiarazioni rese il 21 dicembre. Quale sarà la versione giusta?», è la conclusione. Beppe Grillo non ha dubbi e sul suo blog scrive: ««Le mafie da sempre tentano di salire sul carro del vincitore. È nella loro natura infiltrarsi nelle amministrazioni e nella società per fare affari. Ci hanno provato anche con il M5S a Quarto e succederà anche in futuro. Nessuna forza politica può impedire alla mafia di provare a bussare alla propria porta, ma quando ciò accade quella forza politica ha due possibilità: aprire quella porta e farla entrare oppure sbattergliela in faccia. Il M5S quella porta a Quarto l'ha sbattuta con violenza e sarà sempre così».

Il governo deve ancora decidere se depenalizzare il reato di clandestinità

La questione è molto semplice: il Pd vuole depenalizzare il reato di immigrazione clandestina perché non solo non sarebbe un deterrente all'immigrazione clandestina, ma perfino un ostacolo, in particolare nella lotta agli scafisti. Il governo ha pronto il testo del decreto, ma le tensioni nella maggioranza hanno portato ad un rinvio: l'intervento Angelino Alfano è stato per ora decisivo. Il ministro dell'Interno in questa battaglia si trova in compagnia del leader della Lega, Matteo Salvini. La questione tornerà sul tavolo la prossima settimana. Infatti, l'esecutivo ha la delega (approvata con la legge 67 del 2014) per l'abrogazione del reato e il termine previsto di diciotto mesi scade a metà mese. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando non nega che la scelta è logica, ma la percezione in termini disicurezza che se ne avrebbe nell'opinione pubblica sarebbe negativa. «Proprio in un momento come questo», ha spiegato il capogruppo di Area popolare alla Camera Maurizio Lupi, «è un errore. Noi dobbiamo da una parte continuare ad accogliere coloro che sono profughi, ma dall'altra dare un segnale molto forte. Chiunque entra in Italia e non è nella condizione di profugo ma è un immigrato clandestino deve essere rimandato indietro. Ci sarà un confronto serio come è naturale che sia all'interno del governo. Tante deleghe sono state attuate, altre sono state fatte decadere proprio perché non c'erano le condizioni per attuarle». Intanto, la Lega Nord già annuncia un referendum in caso di abrogazione della norma. «Prepariamoci all'invasione», dice il governatore della Lombardia Roberto Maroni. «Il governo Renzalfano», ha attaccato su Facebook il segretario Matteo Salvini, «si prepara a cancellare definitivamente, per decreto, il reato di immigrazione clandestina, come votato in Parlamento con la complicità di Pd e 5stelle. Ma si accorgono di cosa sta succedendo nel mondo? Questi sono matti! La Lega farà le barricate, in Parlamento e poi nelle piazze con un referendum, contro questa vergogna». Nell'opposizione anche Forza Italia è contraria. Per il capogruppo in Senato Paolo Romani il governo mostra una «buona dose di incoscienza» mentre per il presidente dei deputati Renato Brunetta «solo un governo miope e ottuso, come quello guidato da Matteo Renzi può pensare di cancellare, in questo particolarissimo momento storico-politico, il reato di immigrazione clandestina. Il messaggio che arriverebbe sarebbe devastante e l'Italia, già in evidente affanno per una politica europea dell'immigrazione tutta a svantaggio dei paesi rivieraschi, rischierebbe di implodere in pochi mesi». Di errore parla anche Raffaele Fitto (Cor), che paventa il «rischio di una nuova ondata in estate». Sostegno all'abrogazione del reato arriva invece da Sinistra italiana. Quel reato è «sbagliato e inefficace. Va abolito», secondo il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto. «Alfano», ha spiegato il deputato Nicola Fratoianni, «si è evidentemente messo di traverso. A questo punto ci auguriamo che si tratti solo di un rinvio, perché abolire quella norma voluta dalla destra e dagli amici della Le Pen non solo è un atto giusto, ed è anche utile per intervenire in altro modo sul fenomeno».

Categoria Italia

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