Ris, le ragioni dietro gli errori della scientifica

Personale non qualificato. Risorse insufficienti. Eccessiva spettacolarizzazione. I motivi delle sbavature del Corpo. Dal delitto di Cogne fino al caso Gambirasio.

di Francesco Pacifico | 10 Gennaio 2016 11.1.2016, lettera43

Il Ris è un reparto dell'Arma dei Carabinieri. «È stato fatto per esigenze di comunicazione. È stato dato alla stampa»: ha gelato i presenti il colonnello Giampietro Lago quando in aula, durante il processo a danni di Massimo Bossetti, ha ammesso che è stato realizzato in laboratorio il filmato trasmesso da tutte le tivù, in cui si vede il presunto furgone del manovale aggirarsi in maniera quasi frenetica intorno alla palestra frequentata da Yara Gambirasio, la bambina 13enne che per gli inquirenti della procura di Bergamo sarebbe stata uccisa proprio dal muratore.

Ecco l'ennesima delicata inchiesta che finisce per mettere in dubbio il modo di lavorare del Reparto investigativo dei carabinieri (Ris).

Il video non ha minimamente influenzato l'azione della magistratura, ma ha suggestionato non poco l'opinione pubblica, rafforzando l'idea che Bossetti sia colpevole.

Però, a bene guardare, negli errori che hanno svilito l'autorevolezza dei Ris (l'omicidio di Meredith Kercher, Unabomber, Garlasco, solo per citarne alcuni) c'è sempre lo stesso comune denominatore: la spettacolarizzazione.

«LA SPETTACOLARIZZAZIONE? UN IMPERATIVO». Maurizio Paniz, avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, ha avuto a che fare con il corpo quando ha difeso Elvio Zornitta, l'ingegnere accusato ingiustamente di essere l'Unabomber nostrano.

Oggi ricorda con Lettera43.it: «Soprattutto durante la gestione di Luciano Garofano la spettacolarizzazione era un imperativo. Questo genera un duplice effetto. Da un lato, si crea molta aspettativa nell'opinione pubblica, alla quale è stato promesso un colpevole; dall'altro, quasi si costringe gli inquirenti a giungere comunque a una verità, quando molto spesso è impossibile ricostruirla».

Un clima da sbatti il mostro in prima pagina. Nel caso Zornitta fu Paniz con i suoi esperti a scoprire che era stata dimenticata una perizia su un lamierino che avrebbe discolpato l'ingegnere. Girarono anche voci secondo cui l'oggetto era stato manomesso dai consulenti della procura. «Ma anche se fu fatto quell'errore», conclude Paniz, «ho trovato al Ris gente molto preparata e che, soprattutto, lavora in silenzio senza cercare la ribalta mediatica».

L'IMPORTANZA DELLE CONFESSIONI. L'esposizione mediatica dell'ex capo del corpo Garofano e dei suoi ha dato la speranza al Paese che si potesse sempre arrivare alla verità.

«Ma nella realtà», dice un inquirente che chiede di mantenere l'anonimato, «le cose non stanno proprio così. Ancora oggi risolviamo i casi soprattutto con le confessioni. In quest'ottica le inchieste del Ris hanno aiutato a forzare le resistenze dei colpevoli e li hanno spinto a dire la verità».

Ed è forse anche questo quello che si aspettano i magistrati dalla scientifica dei carabinieri.

Dall'omicidio di Cogne al caso Yara: le polemiche sul Ris

Nel 2002 Carlo Torre, uno dei più autorevoli ematologi di Italia, mise in crisi le conclusioni sul caso Cogne di Garofano e dei suoi, facendo notare che sul pigiama di Annamaria Franzoni le macchie di sangue del piccolo Samuele erano «da schizzo», e che nessuno aveva cercato di toglierle.

Nel 2009 il Corriere della Sera svelò che Rosa Muscio, pm dell'omicidio di Chiara Poggi, chiamò furente i vertici del Ris di Parma per chiedere «com'è stato possibile» scoprire soltanto in seconda battuta che, al momento della morte della ragazza, Alberto Stasi era davvero davanti al suo pc e lontano dal luogo del delitto.

Nel caso Gambirasio lo stesso Ris non ha ammesso subito che gli esiti del test del Dna potrebbero non essere attendibili.

RISORSE INSUFFICIENTI. Alcuni esperti dicono che gli inquirenti italiani, tra i migliori al mondo, pagano il fatto di non aver risorse sufficienti per pagarsi i continui aggiornamenti, che pure il loro mestiere imporrebbe.

Al riguardo l’ex generale Garofano ammise qualche anno fa: «La polizia giudiziaria ha fatto passi di gigante nella tecnica del sopralluogo e negli esami di laboratorio ma molto resta da fare. Sulla scena del crimine dovrebbero andare solo specialisti puri che non abbiamo».

In quest'ottica il lavoro diventa sempre più delicato e complesso per gli uomini del Ris. L'inchiesta per peculato e truffa ai danni di Garofano (il generale è stato prosciolto) dimostra a quali pressioni sono soggetti i militari: l'ex numero uno è stato rinviato a giudizio per una serie di consulenze che altro non erano che lavoro straordinario (non pagato) fatto dagli stessi carabinieri per venire incontro alle richieste dei magistrati.

LA RIORGANIZZAZIONE DEL CORPO. Ha sicuramente acuito la mole di lavoro l'ultima riorganizzazione del corpo. Che, come ha denunciato il Cocer, «ha senza dubbio creato uno scollamento tra le varie figure nell’ambito dell’attività scientifica decapitando il ruolo degli appuntati/carabinieri che fino al giorno prima della riforma ricopriva insieme ai colleghi ispettori e sovrintendenti un ruolo di primaria importanza, lavorando fianco a fianco senza nessuna distinzione di competenza».

Senza dimenticare che, molto più semplicemente, la scienza è meno infallibile di quanto appare in televisione.

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