“Mi sono trovato a fare il leader, ora non lo sono più”. Intervista con Beppe Grillo

Il capo del M5s parla al Foglio, da showman. "Con lo spettacolo ho ritrovato il pubblico, non gli elettori, non i grillini. E io voglio il pubblico"

di Simona Voglino Levy | 05 Aprile 2016 ore 02:18

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Roma. Grillo vs Grillo. Quello politico contro quello comico. Dove il primo, bidimensionale dentro a uno schermo, interagisce col secondo. In carne e ossa. Il Foglio lo ha incontrato, quello in carne e ossa, il comico per intenderci, in un albergo del centro di Milano. Di persona appare anche più magro, persino simpatico, ovviamente ciarliero. “Faccio questo spettacolo come fosse una seduta terapeutica dove il paziente è uno e i terapeuti sono, si spera, migliaia. E lì bisogna vedere cosa viene fuori… Io sono in una fase tremenda della mia vita: ho perso il diritto di satira del comico e non ho l’immunità parlamentare”. Molti oneri e pochi onori? “L’ironia deve arrivare dove non arriva la politica”. Il messaggio? “Siate curiosi, non fermatevi all’apparenza, andate a indagare le cose, non fidatevi di niente”.

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E l’altro Grillo? “Io non posso uscire dal Movimento, è come se un musicista jazz decidesse di uscire dal jazz. La mia è cominciata come una concezione del mondo: dall’economia, all’energia. Forse è la politica ormai che non viene più presa sul serio, mentre la satira quando è vera viene presa molto sul serio. Voglio riconquistarmi la libertà. Non voglio essere identificato come il leader del Movimento, perché non lo sono più. Non ho mai voluto esserlo. Mi ci sono trovato, ma scherzavo. Ho fatto il comico e poi il politico, ma è stato frutto di una serie di casualità. Mi son trovato comico e poi i miei spettacoli hanno motivato un Movimento. Grazie anche a internet, poi, mi son trovato davanti un pubblico che finalmente capiva”.

Vedi, a volte, la casualità. “Con lo spettacolo ho ritrovato il pubblico, non gli elettori, non i grillini. E io voglio il pubblico: quelli ai quali sto sulle palle, vederli crollare nell’arco delle due ore di spettacolo è una sensazione fantastica. Perché far ridere un grillino mi fa piacere, ma far ridere uno che non ti sopporta è la più grande soddisfazione per me”. E come pensa di farlo capitolare questo pubblico resistente? “C’è un po’ di tutto: tecnologie, big data”. Anche se a Grillo, anche a quello comico appunto, le tecnologie piacciono, vero, ma fino a un certo punto giacché l’avanzamento non sempre lo ha conquistato. “Non saprei dire se il mondo fra 20 anni sarà meglio o peggio: sarà diverso. C’è un grande cambiamento, una grande disgregazione di valori. Se ne anteporranno altri. E il linguaggio come si evolverà? A icone?”.

E poi, ovviamente, c’è la democrazia diretta. E democrazia diretta fa rima anche con referendum. Dice Grillo, stavolta nei panni più del politico che del comico: “Il referendum presume un cittadino informato. Noi stiamo organizzando quello sull’euro, abbiamo portato in Parlamento una proposta per far scegliere alla gente se starne o fuori. Inoltre, uno dei nostri credo è il referendum, sì, ma senza il quorum. Così se non vai a votare, perdi il diritto di lamentarti”.

Satira, politica, tv. Dov’è il confine? Esiste il confine? Continua Grillo: “Se i miei temi rientrano nel clou dei programmi politici, non posso farci niente. Lo spettacolo è divertente, pieno di oggetti che dialogano. Il gabinetto parla col frigorifero, per dire. Ci sono oggetti presi dal porno hub che è ormai la più grande società al mondo, con 20 milioni di persone collegate al minuto. Sapete che il porno oggi è diventato un modo per sostenere le balene? Se guardi un film pornografico una parte del ricavato va ai cetacei, per proteggerli. Ci sono oggetti assurdi, milioni di dollari per produrre cateteri per fare la pipì a annaffiatoio o Swarovsky anali”. Satira, politica, tv. Cosa dice il Grillo comico della comicità nell’era renziana-grillina? “Se parliamo di comicità televisiva, credo che sia il contenitore che è esaurito, più che il contenuto. Per quanto riguarda la direzione nella quale va la comicità, io ho quasi 70 anni. Ho dato il mio contributo. Oggi mancano gli ideali, quindi con cosa appassioni la gente? Con la paura. Il comico è l’ansiolitico che spezza l’angoscia della quotidianità. Nelle due ore in cui la gente viene a vedermi si deve dimenticare del resto e riderci sopra”. Poi il Grillo comico dà la parola al Grillo politico. La Rai? Torna a Sanremo Grillo? “Io a Sanremo ci torno, ma con il mio spettacolo: vado all’Ariston il 23 maggio. Ma mi vedo più su Netflix che sulla Rai”. Niente ventata di novità con Campo Dall’Orto?  “La ventata di novità è il canone dentro la bolletta, dove il 40 per cento va a finanziare i giornali. E poi, è il mezzo che è vecchio a prescindere, lo ripeto. E’ come ripristinare il telegramma. Il mezzo è agonizzante”.

Categoria Italia

Commenti

franco bolsi • un'ora fa

Non so se afferma il vero, Grillo, quando afferma che non vuole essere il capo dei cinque stelle. Credo resterà invischiato nella sua creatura, volente o nolente. E’ comunque un personaggio, lo si apprezzi o no. Del duo penta, Casaleggio m’inquieta, Grillo meno. Dice bene quando afferma che il comico ha più “attendibilità” di un politico almeno per una parte consistente dell’elettorato. E’ curioso come un comico arrivi al momento giusto e organizzi un partito di successo. Lui, ed io sono nettamente da un’altra parte, introduce per primo (credo) l’idea che non c’è destra o sinistra. Introduce un’idea pericolosa Grillo, perché chiunque sostenga l’indifferenziato, afferma il “partito unico”, il pensiero unico e così via. Io resto bipolarista, quindi sono contrario all’annullamento delle differenze, peraltro non dimostrabile nei fatti. Questo in linea di principio. Nella realtà il movimento cinque stelle è molto più vicino alla sinistra, anche radicale.

Ambientalisti, spesso animalisti, per le energie rinnovabili, che per fornire

energia a tutti necessiterebbero di un continente, o quasi, coperto da pannelli

solari. No tav e no triv e quant’altro. Proporzionalisti, come tutta la lobby amante

della costituzione più bella del mondo. Poi la democrazia dal basso, non rappresentativa che rappresentativa è per forza. Siano cinquemila “tablettari” o centomila votanti le primarie. Stesso principio, meno democratico. Molto abile a sottrarre voti a tutti fin diventare il secondo partito. Il suo successo è la conferma di un’agonia della politica diciamo tradizionale incapace di rifondare il patto

fra italiani. Non sarà lui o il suo movimento a farlo, perché nel solco della

costituzione più bella del mondo che tanti adepti trova nel mondo della

sinistra.

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