ECCO COSA RESTA E COSA SPARISCE DAI VERBALI

SE LA RIFORMA DELLE INTERCETTAZIONI AVESSE CRITERI PIÙ RIGIDI –

Marco Mensurati e Liana Milella “la Repubblica” 10 APR 2016 14:51

Nella delega è specificato che la nuova norma dovrà vietare la pubblicazione di “comunicazioni non rilevanti a fini di giustizia” e tutelare “la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni delle persone occasionalmente coinvolte nel procedimento”… -

Intercettazioni, Renzi fa ripartire la discussione sulla legge. Su quali telefonate siano utilizzabili nelle misure dei giudici e quali pubblicabili. In entrambi i casi, a restare fuori dovrebbero essere le conversazioni private. Renzi l' ha chiesto durante l' ultimo consiglio dei ministri. È un intervento possibile? La domanda torna di attualità dopo l' inchiesta di Potenza e il caso Guidi.

L'ex ministro non si è rivolto al Garante della privacy Antonello Soro per denunciare una violazione. Né Soro, al momento, si è mosso di sua iniziativa. Renzi però vuole accelerare le modifiche.

La riforma, in realtà una delega al governo, al momento è contenuta nel ddl sul processo penale del ministro Andrea Orlando, approvata dalla Camera dei Deputati il 23 settembre. Un testo di una dozzina di righe, quindi alquanto generico, che, qualora venisse approvato al Senato, affiderà al governo (Orlando ha promesso una commissione di avvocati magistrati e giornalisti) la scrittura del testo.

Nella delega è specificato che la nuova norma dovrà vietare la pubblicazione di «comunicazioni non rilevanti a fini di giustizia» e tutelare «la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni delle persone occasionalmente coinvolte nel procedimento». Qualcosa di simile a quello che è stato anticipato dai procuratori di Roma e Torino, Giuseppe Pignatone e Armando Spataro nei codici di autoregolamentazione avviati nei mesi scorsi.

Pignatone e Spataro citati non a caso durante il cdm da Orlando. Il problema, però, è che anche alla luce di queste direttive, buona parte delle intercettazioni captate a Potenza sarebbero state comunque pubblicate dai giornali.

Di certo sarebbero state pubblicate entrambe le intercettazioni che hanno portato alle dimissioni del ministro. Sia quella del 13 dicembre 2015 tra la Guidi e il suo compagno: «Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se... è d' accordo anche Mariaelena la... quell' emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte. Alle quattro di notte... Rimetterlo dentro alla legge... con l' emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa... ehm... dall' altra parte si muove tutto!».

Sia quella, successiva di qualche minuto, tra Gemelli e il dirigente Total interessato all' emendamento: «La chiamo per darle la buona notizia, si ricorda che tempo fa c' è stato casino che avevano ritirato un emendamento? Pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al Senato... pare ci sia l' accordo con Boschi e compagni. È tutto sbloccato». Lette in successione sembrano la prova dell' efficacia del "traffico di influenze" per il quale procede la procura.

Allo stesso modo avremmo potuto leggere le intercettazioni del consulente del Mise Valter Pastena che al telefono con Gemelli spiega che un suo fraterno amico, carabiniere, gli ha portato un regalo: «Tutte cose che addirittura ti puoi togliere pure qualche sfizio (...)Tu non ti ricordi quello che io ti dissi, che c' era un' indagine... quelli che hanno arrestato a Mantova, a Reggio Emilia, i Cutresi, quelli della 'ndrangheta... Chi ha fatto le indagini è il mio migliore amico, e adesso ci stanno le foto di Delrio con questi».

In quei giorni Gemelli aveva dei problemi con un paio di questioni che passavano proprio tra le mani del ministro delle Infrastrutture e, insomma, l' ipotesi di un ricatto era più che concreta. Anche in questo caso difficilmente si può sostenere che la conversazione non sia «rilevante ai fini di giustizia ». Oltre ad alludere ad uno specifico reato, descrive perfettamente l' ambiente in cui gravitavano Gemelli e Pastena, il livello delle loro frequentazioni e la natura delle loro intenzioni. E comunque Delrio appare una potenziale vittima.

"Già meno evidente è l' utilità ai fini dell' indagine dell' intercettazione tra la Guidi e Gemelli, in cui l' ex ministro si sfoga contro un altro componente del governo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Dice al telefono l' ex ministro: « Io non mando a puttane come ho già rischiato di fare un pezzo della mia roba per fare un favore a tutta quella combriccola lì. De Vincenti è un pezzo di m…, lo tratto da pezzo di m... » .

Per gli investigatori si tratta di un dialogo « essenziale per comprendere quali dinamiche si muovessero dietro talune decisioni » . Pur non essendo direttamente collegato al reato di « traffico di influenze » , sostengono, l' insulto aiuta a comprendere la situazione e cristallizza la percezione che il ministro ha dei beneficiari delle richieste di Gemelli.

LA SGUATTERA

 Ben più complesso dimostrare l' utilità giudiziaria dell' intercettazione più intima tra quelle pubblicate, quella del 28 giugno 2015. Al telefono, sempre la Guidi e Gemelli. Dice lei sull' orlo del pianto: «Non fai altro che chiedermi favori, con me ti comporti come un sultano… mi sono rotta… a 46 anni… tu siccome stai con me e hai un figlio con me, mi tratti come una sguattera del Guatemala ».

In questo caso c' è da chiedersi se quel «non fai altro che chiedermi favori» sia utile ad accreditare il ruolo di Guidi nella struttura dell' indagine. L' immagine della «sguattera del Guatemala» appare molto personale e avrebbe potuto essere omessa. Ma, come fanno notare osservatori esterni all' indagine, «se al termine dell' interrogatorio in procura la Guidi ha potuto dichiarare di essere parte lesa è proprio perché le intercettazioni rivelano il rapporto tra lei e Gemelli».

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