Medicina Generale La grande bellezza del medico di famiglia

Anche io potrei chiudere la giornata con la mitica affermazione: “Ho visto cose che voi umani..” di Enzo Bozza Medico di famiglia a Vodo e Borca di Cadore (BL)

20.5.2023 da FB Termite Alberto Opact simofin.com lettura2’

La grande bellezza del mio lavoro di medico di base è tutta nella sorpresa e nella creatività del sistema in cui lavoro. La giornata diventa esaltante e pregna di quelle sorprese appannaggio solo delle grandi esplorazioni di Livingstone e compagni. Anche io potrei chiudere la giornata con la mitica affermazione: “Ho visto cose che voi umani..”. Devo solo avere l’accortezza di non restare a bocca aperta e catatonico per svariati minuti davanti a richieste dei miei pazienti che vengono da un mondo parallelo imperscrutabile e mosso da una quarta dimensione intuibile ma inafferrabile.

Non posso rimanere catatonico perché il passo successivo sarebbe: “Ma come, dottore, non lo sa? Eppure, la signorina dell’ufficio è stata chiara: vada dal suo medico”. Che non si dica mai che noi medici di base siamo sprovveduti e meno informati di Google. Allora, improvvisazione. Quella dote tutta italiana di scalare passaggi di terzo grado della burocrazia che è alla base della nostra creatività senza pari. Non siamo secondi a nessuno. Nemmeno a Spielberg.

Ed è così che la mia giovane paziente mi chiede un certificato che attesti i suoi benefici per la Legge 104, per l’acquisto scontato di una lavatrice. Così afferma il rivenditore. E’ così che il mio paziente invalido mi chiede l’attestazione della sussistenza dell’invalidità per usufruire del contrassegno del parcheggio per invalidi. Ogni anno, perché potrebbe passare casualmente San Gennaro e restituire l’uso delle gambe al mio assistito. Così afferma il vigile urbano.

E’ così che l’ultima circolare ministeriale impone l’uso delle mascherine in ambienti dove potrebbero esserci soggetti fragili ma lascia i medici di base nel limbo delle possibilità dove ognuno possa fare come gli pare: la bellezza della democrazia.

Ed è così che la paziente che viene a chiedermi il certificato per andare in palestra, richiede una indagine più vicina al lavoro del RIS dei Carabinieri per stabilire in quale categoria di impegno cardiovascolare inserirla. Il certificato medico sportivo diventa un lavoro di alta sartoria cucito sul paziente: età, patologie, tipologia sportiva, tesseramento Coni, società parallele, enti sportivi amatoriali, circolo strapaesano di bocce, zumba e nuoto sincronizzato. Per l’annuale torneo di scacchi non abbiamo ancora evidenze scientifiche, ma gli allenatori ci stanno lavorando. Se qualcuno pensa che sia stato difficile interpretare la Stele di Rosetta o il Codice di Hammurabi, provi a richiedere con impegnativa la ricerca del HLA B27 per spondilite. Io ci sono riuscito dopo una convention telefonica di 40 minuti con la segretaria del laboratorio analisi, dissertando amabilmente sul significato di ben 4 codici del tariffario regionale.

Oggi ho una sola certezza: gli impiegati che scrivono queste regole dovrebbero essere sottoposti a trattamento sanitario obbligatorio. Se, per pura combinazione, a qualcuno venisse in mente di istituire un corso universitario di specializzazione in medicina generale, come sarebbe ovvio in un paese civile, non dimentichi il solito test di ingresso che verifichi il giusto tasso di alienazione mentale per poter fare questo mestiere. E’ indispensabile. Perché nessuna persona sana di mente potrebbe solo avvicinarsi all’idea di fare il medico di base.

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