Lettere al Direttore Il Foglio 7.9.2016

A proposito di onestà-tà-tà . Il grillismo spiegato da Benedetto Croce “a codesta accolta di onesti uomini” Coraggio: a Roma il meglio è passato.

1-Al direttore - I poteri forti: ci fate divertire un po’ pure a noi o fate sempre tutto da soli?

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Coraggio: a Roma il meglio è passato (Ennio Flaiano).

Michele Magno

A proposito di onestà-tà-tà. Prima o poi il grillino collettivo dovrebbe rileggersi questo passaggio magnifico di Benedetto Croce che si trova in “Etica e politica”, volumetto pubblicato nel 1994 da Adelphi. “Un’altra manifestazione della volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta che si fa della onestà nella vita politica. L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago, composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese. Entrerebbero in quel consesso chimici, fisici, poeti, matematici, medici, padri di famiglia, e via dicendo, che avrebbero tutti per fondamentali requisiti la bontà delle intenzioni e il personale disinteresse, e, insieme con ciò, la conoscenza e l’abilità in qualche ramo dell’attività umana, che non sia peraltro la politica propriamente detta: questa invece dovrebbe, nel suo senso buono, essere la risultante di un incrocio tra l’onestà e la competenza, come si dice, tecnica.  Quale sorta di politica farebbe codesta accolta di onesti uomini tecnici, per fortuna non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo. Tutt’al più, qualche volta, episodicamente, ha per breve tempo fatto salire al potere un quissimile di quelle elette compagnie, o ha messo a capo degli Stati uomini e da tutti amati e venerati per la loro probità e candidezza e ingegno scientifico e dottrina; ma subito poi li ha rovesciati, aggiungendo alle loro alte qualifiche quella, non so se del pari alta, d’inettitudine. E’ strano che laddove nessuno, quando si tratti di curare i propri malanni o sottoporsi a una operazione chirurgica, chiede un onest’uomo, e neppure un onest’uomo filosofo o scienziato, ma tutti chiedono e cercano e si procurano medici e chirurgi, onesti o disonesti che siano, purché abili in medicina e chirurgia, forniti di occhio clinico e di abilità operatorie, nelle cose della politica si chiedano, invece, non uomini politici, ma onest’uomini, forniti tutt’al più di attitudini d’altra natura”. Ai suoi tempi, dunque, Croce sorrideva dicendo che “quale sorta di politica farebbe codesta accolta di onesti uomini tecnici, per fortuna non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo”. Oggi la codesta accolta di onesti uomini esiste e ci sta regalando grandi sorrisi e molti popcorn.

3-Al direttore - In relazione a quanto Ella ha scritto a proposito dell’incompatibilità tra grammatica di governo e grammatica grillina anti sistema, vorrei aggiungere un ulteriore tema di riflessione, anch’esso scaturente dalle convulsioni della giunta del sindaco Raggi. Le vicende delle dimissioni della coppia Raineri-Minenna e della nomina dell’ex magistrato De Dominicis a super assessore al Bilancio comunale, rivelano un ruolo sempre più invasivo e arbitrale in campo politico di figure di magistrati, in attività o a riposo poco importa, e di personaggi legati al mondo e all’azione della magistratura. Si ha insomma l’impressione plastica che la suddetta incompatibilità dia inevitabilmente luogo a un risvolto patologico in termini di concentrazione d’influenza politico-amministrativa e di cariche in mano ai giudici: da Cantone, strumentalizzato dalle congiure di potere interne al M5s, a De Dominicis, passando per le inchieste (doverose) della procura di Roma su Ama e assessore Muraro, sindaci alla De Magistris, presidenti di regione come Emiliano. Lo scenario descritto, almeno nelle sue linee generali, non è certo una novità assoluta per l’Italia, visti gli effetti perversi causati da una pseudo rivoluzione giudiziaria sin dal lontano 1992, ma un salto di qualità preoccupante c’è: la retorica antisistema dell’onestà e del mito assoluto della trasparenza non è altro che la registrazione di una deriva già in atto nella realtà: il passaggio dall’assalto giudiziario al potere politico degli anni Novanta del secolo scorso alla giuridicizzazione penale delle procedure e delle cariche di governo politico-amministrative, locali e centrali. La stessa lotta politica diventa scontro penale e i criteri dell’autonomia del politico vengono abbandonati: non più competenza vs incompetenza, ma onestà vs disonestà; non più efficacia vs inefficacia, ma virtù (santità) vs vizio (reato). Si avverte l’ombra, insomma, del Davico pensiero che avanza, con grillini in alleanza.    

Alberto Bianchi

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