MANUALE DI CONVERSAZIONE. Alimentazione e benessere

COME FARE BELLA FIGURA SENZA NECESSARIAMENTE SAPERE QUEL CHE SI DICE

di Andrea Ballarini 2 Novembre 2018 www.ilfoglio.it

Una volta era sufficiente mangiare un po’ di tutto, senza stare troppo a menarsela. Oggi, invece, bisogna avere delle conoscenze approfondite e aggiornatissime. O almeno saperle simulare. Ecco allora qualche preziose suggerimento

- Essere cresciuti con la convinzione che senza almeno una bistecchina al giorno, meglio due, si diventasse rachitici. Ora sentirsi in colpa ogni volta che si pensa con struggimento a una fiorentina e finire per ordinare una fettina di tacchino, che è carne bianca e fa meno male.

- Avere fatto una sostanziosa prima colazione – il pranzo più importante della giornata – come raccomandano tutti i dietologi e avere avuto la sonnolenza post-prandiale fino all’ora dell’aperitivo.

- Avere sempre considerato dei pazzi socialmente pericolosi quelli che si sparano mezz’ora di corsa prima di andare in ufficio.

- Proteine e carboidrati insieme sono il demonio. Scordarsi la cotoletta alla milanese con le patatine. Quelle poi sono anche solanacee... Praticamente è come spararsi in bocca con una Magnum 44, solo più lento.

- Considerare che trangugiare litri di tisane detox e poi stare quattro ore in una riunione di marketing a sentire e dire minchiate è una forma perfezionata della sindrome di Penelope.

- Invidiare una nonna ultranovantenne che per tutta la vita si è sempre sparata un bicchierone di grappa a digiuno e che cammina ancora senza bastone, legge senza occhiali e pare che qualcuno l’abbia anche vista tagliare il prato con la falce.

- Non mi ricordo mai, è il sushi che viene massaggiato per diventare più tenero o il manzo di Kobe? Dibatterne.

- E quelli che ti dicono di aver perso quindici chili solo eliminando la pasta e il pane? Detestarli.

- Chiedersi se sia meglio suicidarsi lentamente con i panini nella pausa pranzo oppure scegliere le vie spiccie e darsi il colpo di grazia con la schiscetta con i broccoli lessi e il riso bianco (integrale).

- Avere un amico di New York che ha avuto fidanzate vegetariane, vegane, macrobiotiche, igieniste, crudiste, respiriane, fruttariane. Attualmente sta corteggiando una melariana.

- Avere tentato di spiegare alla propria nonna di Foligno che la vostra fidanzata non mangia le uova perché è vegana. Avere capito di aver fallito nel momento in cui lei vi ha preso da parte e vi ha sussurrato: “Ma è malata?”

- Non poterne più dei sorrisini e degli occhi alzati al cielo ogni volta che dite di non mangiare la carne. La volta che un conoscente ha tirato fuori per l’ennesima volta la storia che anche Hitler era vegetariano avere dato fuori di matto. (Vedi seguente)

- Notare che poche cose suscitano un risentimento strisciante nel prossimo come l’affermare di essere vegetariani. Ipotizzarne le ragioni inconsce.

- La salute è uno stato provvisorio che non lascia presagire nulla di buono. (Jules Romains)

- Ma e la dieta mediterranea? Ce l’hanno menata per una vita che era il massimo e adesso, improvvisamente, è diventata più vecchia della Fiat Duna? Rammaricarsene e valutare se dire “Sic transit gloria mundi.”

- Polemizzare con tutti i presenti consumatori di prodotti bio, ritenuti roba da fighetti. Se la concione va troppo per le lunghe, buttare là che il pomodoro San Marzano non esiste più da quasi vent’anni e godersi la reazione.

- Una volta a Capri la vostra richiesta di un caffè d’orzo ha fatto calare un silenzio carico di imbarazzo in tutta la piazzetta. Ricordare che il cameriere, molto discretamente, vi ha domandato: “Signurì, ma siete sicura?”

- Ma il fritto fa ancora male? No, quelli sono i latticini che una volta facevano bene e mo’ sono mortali.

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