Lettere al Direttore Il Foglio 30.6.2015

La nuova perdere e perderemos. Auguri (con citazione) a Napolitano

1-Al direttore -  “Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer!’’: era la cantilena dell’orgoglio  comunista durante  le oceaniche manifestazioni del bel tempo che fu.

Adesso, i discendenti di un piccolo ramo cadetto dell’albero genealogico dovranno rassegnarsi a scandire: “Fassina, Civati, Vendola, Landini!”. E’ tutta un’altra cosa.

Giuliano Cazzola

La costante e il punto di collegamento esistono e sono facilmente riassumibili: perdere e perderemos.

2-Al direttore - Per il senatore Mucchetti, in “singolar tenzone” col professore Giavazzi, sarebbe stato “il duopolio Rai-Mediaset che in Italia ha imposto di non avere la tv via cavo”. In realtà, alle prime prove, la tv via cavo venne, letteralmente, abbattuta al suolo: la legge 14 aprile 1975 numero 103 consente al solo concessionario di stato la posa di ogni e qualsiasi rete di telecomunicazione; qualche apertura ai privati doveva venire dal decreto legislativo del 22 marzo 1991 numero 73, del quale però il ministero mai redasse il regolamento attuativo. Cioè non abbiamo la rete via cavo perché poteva posarla solo la Stet: che ritenne bene non posarla. Poco prima, il presidente della commissione Attività produttive del Senato, senatore Mucchetti, aveva affermato: “La Telecom non ha fatto molto bene, l’Italia ha un’infrastruttura debole, l’azienda è molto indebitata, e fatica a andare avanti”. Dipendenti, clienti, azionisti, mercato, eccetera, siete avvertiti, non dite poi che non ve l’avevan detto: autorevolmente. 

Franco Debenedetti

3-Al direttore - Lunga vita per i suoi novant’anni a un grande galantuomo italiano: Napolitano presidente Emerito legatissimo all’indistruttibile fascino della sua splendida città natale, quell’amata amatissima Napoli che oggi non c’è più.

Vincenzo Novelli

“Manca oggi la vista lunga in troppi leader europei, per insufficiente consapevolezza del declino che minaccia l’Europa. I padri fondatori e costruttori dell’Europa comunitaria non erano solo impregnati di sentimento tragico della storia, erano portatori di un’audace e realistica visione del futuro. E questa può darla oggi, ovvero nei prossimi anni, solo una politica che si faccia finalmente europea. Mentre finora in un continente così interconnesso come il nostro, la politica è rimasta nazionale, con i suoi fatali limiti e con le sue diffuse degenerazioni”. (Napolitano, Strasburgo, 4 febbraio 2014. I nostri auguri).

4-Al direttore - A commento dell’articolo di Crippa di venerdì scorso. Sono uno dei “fondamentalisti” (l’epiteto è di Crippa) recatosi a Roma lo scorso sabato. Non sono padre. Ho due nipotine di 3 e 10 anni. Quando le guardo penso che non vorrei che i contenuti della teoria gender venissero proposti nelle scuole a quelle età. Lo trovo inopportuno, mi preoccupo e voglio dirlo. A leggere il Crippa però me ne sarei dovuto stare a casa. Magari orante. Sicuramente in silenzio. Manifestazione inadeguata, fa intendere, reazionaria e politicamente irrilevante. Anche i preti concordano. Non tutti! Almeno in passato. Sembra però che di loro uno abbia sbagliato proprio tutto (Ruini); e un altro sia stato frainteso (Giussani). Ma un terzo, che prete non era, invece ci aveva visto giusto (Lazzati). Sale la febbre, ferve il dibattito. Nell’attesa di conoscere quale sarà l’interpretazione epistemologica esatta del pensiero di preti e no – il mondo, trepidante, già chiede impaziente le date dei prossimi convegni del prof. Borghesi per saperne di più – a questi bambini cosa diciamo? Che discettando di valori e di ideologia ci siamo dimenticati di loro? O che per noi moderni la verità è solo una questione di opportunismo, calcolo e consenso? In piazza c’erano tante famiglie e, almeno dove ero io, un forte odore di piscio: i valori, come i pensieri, non puzzano; i bambini, come la realtà, sì. E bisogna curarsene, oltre che pensarla.

Edilio Mazzoleni

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