Lettere al Direttore 5.1.2016

Il parto e i tentativi di dire che fare figli è roba troppo rischiosa. Mi chiede un piccolo prestito. - Non stai lavorando?- gli chiedo. Allarga le braccia, desolato: - Dovrei fare un senatore, ma a settembre!-”

1-Al direttore - Je suis Charly… ops.

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Mentre si è impegnati, ai vari livelli, nelle vicende bancarie, gravissime, di casa nostra, un possibile anticipo, con il crollo delle Borse di lunedì scorso, di riedizione di alcuni caratteri di una sempre immanente tempesta perfetta, mutatis mutandis, riporta l’attenzione sul versante internazionale, su quel mix  composto da problemi non facilmente risolvibili dell’economia cinese, crescita mondiale che si indebolisce, accentuate difficoltà dei paesi emergenti, rischi geopolitici con particolare riferimento alle tensioni tra Arabia Saudita e Iran, ruolo delle politiche monetarie, in specie di quella intrapresa dalla Fed e dei suoi impatti nel contesto globale. Ciò non significa, di certo, che bisogna dare priorità alla situazione internazionale e ai possibili rischi di contagio trascurando i problemi interni, ma richiede senz’altro una capacità di muoversi su entrambi i fronti, cominciando dalla necessità di  agire per una maggiore crescita in Europa e in Italia e di affiancare la politica della Bce, l’unica ora validamente operante, con misure sia strutturali – diffusamente auspicate ma solo parzialmente attuate – sia con un forte impulso alla domanda aggregata. “Repetita”? Ma “iuvant”, soprattutto perché non tentare (almeno) un’azione di più deciso rilancio dell’economia, da parte del governo, sarebbe, rispetto ai rischi in questione, una deleteria omissione. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

3-Al direttore - “Mi viene incontro un anziano generico, che da anni, in questa rinascita storico-biblica-mitologica della nostra cinematografia, passa da un film all’altro senza nemmeno cambiarsi la truccatura. E’ un saggio a Tebe, un arconte ad Atene, un consigliere alla corte dei Faraoni, un sacerdote a Babilonia. A Creta è guardiano del labirinto, nell’Olimpo è Saturno, in Galilea un apostolo. Mi chiede un piccolo prestito. - Non stai lavorando?- gli chiedo. Allarga le braccia, desolato: - Dovrei fare un senatore, ma a settembre!-” (Ennio Flaiano, “La solitudine del satiro”, Adelphi, 2013). Questo anziano generico, ieri del cinema come oggi della politica e degli affari, è una figura immortale della storia capitolina. In fondo, resta il protagonista anche del processo Mafia Capitale appena ripreso nel carcere di Rebibbia. Non c’è quindi bisogno di scomodare Shakespeare, come vuole qualche magistrato, per descrivere le sue malefatte. Basta e avanza Trilussa.

Michele Magno

4-Al direttore - Il nostro è forse il paese a più alto tasso di medicalizzazione della gravidanza. Due donne in gravidanza su tre sono seguite da uno studio di ginecologia privato (nonostante le équipe ginecologiche dei consultori, degli ospedali, di altre strutture pubbliche e  i mai ricordati in questo contesto medici di famiglia). La prima visita in gravidanza avviene per tre donne su quattro entro i primi due mesi di gravidanza, e per tutte entro i primi tre mesi. Mediamente una donna in gravidanza si sottopone a 6 e più ecografie (valore consigliato 3) e a un numero ancora più alto di visite ginecologiche. Il tutto per ricordare soltanto i dati-base. Se viene riscontrato il minimo inconveniente la donna in gravidanza si vede costretta a un vero e proprio percorso di guerra. Se ci sono così pochi parti in Italia è anche perché una medicalizzazione tanto spinta della gravidanza scoraggia un bel po’ di donne dal riprovarci, con un figlio (non è un caso che la regione col più alto numero medio di ecografie, la Sardegna, sia anche quella col più basso numero medio di figli per donna: uno). E ora, dopo quel che è successo, sembra di stare in chissà che paese sanitariamente arretrato dove le donne in gravidanza sono troppo lasciate a se stesse e si minaccia di seguirle  sin da “prima” (e da quando, di grazia, se ancora non sono incinte che già passano dallo studio ginecologico a pagamento a farsi visitare? e se lo studio in questione è ben lieto di far loro da angelo custode, visita dopo visita, esame dopo esame, ecografia dopo ecografia, prescrizione dopo prescrizione?). Cinque casi, un addensamento eccezionale, indiscutibilmente. Ma ciascuno pensi: da quanto tempo non si sentiva di eventi del genere? La mortalità per parto in Italia è bassissima. D’altra parte, una probabilità di eventi infausti dell’ordine di 1 su 10-20 mila, qual è in Italia quella della morte per parto, è per quanto si faccia ben difficilmente riducibile, se non proprio irriducibile. Si sente in giro molta demagogia, anche da parte medica. E’ la stessa che porterà a un ulteriore salto in avanti della medicalizzazione della gravidanza, che non servirà a ridurre la mortalità per parto, già al limite inferiore estremo, ma in compenso amplierà ancora l’idea che fare un figlio è roba troppo rischiosa e impegnativa, per ficcarsi nell’impresa. Esattamente quel che sta avvenendo in Italia, un paese che pare impegnato, al riguardo, solo a far calare il sipario.

Roberto Volpi

Il parto è un miracolo ma non è un’obbligazione subordinata.

Per accedere all'area riservata