L’ultimo mistero di Coppi: è autentica o no la bici ritrovata ed esposta a Castellania?

L’ha acquistata il figlio Faustino, gli esperti l’hanno certificata ma il cugino del Campionissimo e i suoi anziani gregari dicono: “E’ un bluff”

Newsletter 03/01/2016 La Stampa

«Scrivetelo pure, io lì non entro perché quella non è la bici di Fausto». La «firma» è di Piero Coppi, cugino del Campionissimo, che fa sorgere ben più di un dubbio alla folla dei fedelissimi saliti a Castellania non solo per le celebrazioni del 2 gennaio (da 56 anni l’Airone non vola più), ma per lo scoprimento dell’ultima bicicletta usata dal più grande corridore di tutti i tempi.

Sono due le bici «svelate» al pubblico nella sala comunale: una per corse su strada e, accanto, la «gemella» senza freni usata in pista. Su questa non ci sono controversie: «Era di Fausto, la custodiva il gregario Franco Giacchero». Sull’altra, parola a Faustino Coppi, che l’ha ritrovata e acquistata: «In casa avevo 4 modelli appartenuti a papà, sapevo che ne esistevano almeno altri due e mi sono messo a cercarli. Uno è di un collezionista di Modena che la conserva gelosamente e non se ne vuole privare, questa che vedete era di un milanese. Alla sua morte passò a una donna e al figlio di lei, che è entrato in contatto con Giampaolo Bovone, il quale mi ha subito informato. Abbiamo fatto i passi e le verifiche necessarie, c’è stata una certificazione di esperti e siamo dunque certi che sia la bici con cui mio padre disputò l’ultima gara della carriera, il Trofeo Baracchi del 1959 in coppia con Bobet». Faustino non sa invece se il padre avesse portato quella bici nell’Alto Volta, un mese prima di contrarre la malaria che gli fu fatale: «Bisognerebbe chiedere al francese Geminiani, che era con Coppi in Africa ed è ancora in vita, oppure visionare i filmati dell’epoca. Ce n’è certamente uno negli archivi di Mediaset».

Ma gli scettici sono tanti: la bicicletta sotto esame fu realizzata da Faliero Masi, uno dei migliori costruttori dell’epoca. Bovone spiega che uno dei Masi ha ancora la lettera in cui Coppi indicava le misure del telaio. E qui sorge il primo dubbio, sollevato da Giovanni Meazzo: «La ditta Fiorelli, che faceva le bici per la squadra, mai avrebbe affidato il telaio del mezzo di Fausto a un concorrente». Piero Coppi assicura di non aver mai visto il Campionissimo in sella a quella bici, aggiungendo che «l’originale ha un valore stratosferico e nessuno se ne priverebbe». L’ex gregario Pino Favero aggiunge: «Sapendo dei miei trascorsi con Fausto, in tanti negli anni mi hanno chiamato proponendomi presunte bici del Campionissimo. Tutti bluff». Perplesso pure Flavio Perazzo, una vita nel ciclismo. 

Altri anziani guardano le forcelle e il rocchetto, poi vanno via storcendo il naso. Ma l’autenticazione degli esperti (secondo cui persino il nastro che avvolge il manubrio sarebbe originale, cioè quello di fine Anni Cinquanta mai sostituito) varrà pure qualcosa? «Anche le teste di Modigliani ritrovate tempo fa a Livorno vennero attribuite all’artista, invece poi si scoprì che erano una burla fatta da alcuni ragazzi del posto».

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