GUERRA IN CASA A REFRONTOLO

Grazie ad un ottimo editore palermitano, il veneziano Andrea Molesini ha potuto farci leggere quest’anno il suo primo romanzo, “Non tutti i bastardi sono di Vienna”,  che ha ottenuto due premi letterari in un colpo solo: il Campiello e il Comisso. Il romanzo è ambientato a Refrontolo, in Villa Spada (esiste davvero, accanto alla chiesa), nei 12 mesi dell’invasione austro-tedesca del 1917-1918.

Malgrado questa particolare collocazione geografica e i suoi precisi orizzonti paesani (che a noi “locali”aggiungono pepe alla storia), il romanzo sta avendo successo anche all’estero.Tra i vari intrecci del racconto, si impongono i rapporti tra la nobile e fiera padrona di casa e il distinto comandante austriaco, ospite per forza ma non sgradito. Rapporti tra pari, con effetti inaspettati. Sui rapporti diversi tra invasori e popolazioni del Veneto occupato (quasi tutti negativi, altri positivi, altri ambigui) si è intrattenuto Benito Buosi nel saggio “Racconti dell’invasione 1917-1918”, nel quale sono stati esaminati numerosi diari di donne di casa e di scuola, preti, possidenti e amministratori pubblici della Sinistra Piave trevigiana. E’ un fatto che i  veneti invasi hanno scritto molto di più dei veneti che sono andati profughi in giro per l’Italia. Eppure, anche questi ne avrebbero avuto di storie da raccontare. Tra i diari presi in esame c’è anche quello di Eugenio Della Barba, sindaco di Conegliano imposto dagli Austriaci. Il saggio è pubblicato nel volume “1918. L’ultimo anno della Grande Guerra”, uscito quest’estate con la Tribuna. Non manca molto al centenario dello scoppio della Grande Guerra, e già sono annunciati grandi eventi, con molti impresari e pochi soldi. Sarebbe bello che potessero saltar fuori spontaneamente altre lettere, altri diari, annotazioni, fotografie da qualche cassettone dimenticato. I lettori del blog sono sicuri di non averne anche loro qualcuno in soffitta? Se scoprite qualcosa, fatevi sentire. 16.12.2011

                                                                                              Moby Dik

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