La giustizia, confronto programmi elettorali

PD, PDL, M5S, Lista Monti. Giustizia e programmi elettorali: un binomio

inscindibile visto che da una legislatura all'altra ci portiamo dietro sempre lo stesso ingombrante bagaglio Giustizia. Del resto, vuoi per la durata dei processi, vuoi per la situazione di tracollo delle nostre carceri, il tema è sempre in testa all'attenzione nazionale e internazionale.

Quando la Corte europea dei diritti umani ci lascia in pace, c'è sempre un rapporto o una statistica - che sia firmato Bankitalia o Doing business, poco importa - pronto a inchiodarci ai nostri ritardi e responsabilità. E così anche in queste elezioni politiche 2013 il tema rimbalza come una palla di fuoco da un'agenda programmatica all'altra di tutte le principali forze politiche in campo da Pd e Pdl alla nuova Lista Monti e ai grillini capitanati dalla lucida irriverenza di Beppe Grillo.

PD

Nel civile il Pd vorrebbe istituire il calendario del processo civile con un regime di preclusioni e decadenze ma anche l'estensione ai giudici di pace dell'incompatibilità territoriale così come la rivisitazione della disciplina dei conflitti di competenza. Nel penale vorrebbe invece rivedere il regime della custodia precautelare e cautelare che ingolfa le carceri dei tanti in attesa di giudizio ancora, richiedere l'archiviazione per «irrilevanza penale del fatto» o «particolare tenuità dell'offesa» e riformare l'udienza preliminare e ridurre i casi di ammissibilità e proponibilità del ricorso in Cassazione.

Sono i temi cardine della Giustizia rispolverati dal Pd e forse destinati a entrare in quella «rivoluzione graduale e condivisa, una Costituente della giustizia con le migliori menti», annunciata dalle parole dell'ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso nella recentissima conferenza stampa di candidatura nelle liste del partito. Ma il programma Giustizia del partito di Bersani non tocca solo le materie del civile e del penale dove peraltro ribadisce anche l'opportunità di introdurre delle priorità al principio di obbligatorietà dell'azione penale nella programmazione dell'attività di ufficio ma anche l'organizzazione, le carceri e l'ordinamento giudiziario.

In particolare, sul primo fronte, la spinta è all'«incremento delle risorse strumentali e umane, attualmente del tutto insufficienti e sproporzionate rispetto ai carichi di lavoro degli uffici e verso la completa ed effettiva informatizzazione (e telematizzazione) del procedimento, semplificando il regime delle notifiche, tenuto conto della recente introduzione delle modalità di notifica tramite posta elettronica certificata». Inoltre, il programma lancia «la figura del manager dell'Ufficio giudiziario» da affiancare al magistrato dirigente giudiziario per «incentivare la gestione manageriale degli uffici giudiziari».

In tema carceri, invece, l'imperativo è quello di assumere più personale tra Polizia penitenziaria, educatori, assistenti sociali e psicologi rinforzando così lo sfilacciato tessuto di protezione sociale dei detenuti. Anche la magistratura, poi per il Pd, deve fare la sua parte a cominciare dal suo stesso organo di autogoverno chiamato a rafforzare l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati, magari istituendo una sezione apposita e separata per un controllo più rigoroso e penetrante sulla professionalità della categoria.

PDL

Tanto è prolisso il Pd, tanto è schematico il Pdl che «per una giustizia degna di un paese civile», come cita il punto 19 del programma, ha messo in fila 13 punti. Si comincia con «separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, vera responsabilità civile dei magistrati, carriera dei magistrati basata più sul merito che sull'anzianità, norme più liberali e garantiste su intercettazioni, divieto di pubblicazione delle intercettazioni, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, revisione e limitazione degli incarichi extragiudiziari dei magistrati».

Si prosegue poi in materia di carceri con «limitazione della carcerazione preventiva, maggior dignità per i cittadini detenuti e incentivazione del lavoro nelle carceri, piena e totale implementazione dell'informatizzazione della giustizia e processo telematico, riduzione dei tempi della giustizia civile, penale e tributaria, giusto processo con pari dignità tra accusa e difesa, potenziamento della legislazione sui reati contro il patrimonio e istituzione di una sezione distaccata del Consiglio di stato al Nord.

LISTA MONTI

In tema di riforme istituzionali, Mario Monti nella sua Agenda scrive: «Nonostante i ripetuti richiami del presidente della repubblica, le forze politiche non hanno trovato un accordo per riformare la legge elettorale». Per il premier uscente, «l'Italia ha bisogno di riformare le sue istituzioni. La prossima legislatura dovrà affrontare da subito il tema di come rendere le decisioni più efficaci e rapide, come riformare il bicameralismo e ridurre i membri del Parlamento».

Ma per stringere sulla Giustizia, peraltro accostata a sicurezza e criminalità organizzata, bisogna arrivare alla penultima pagina del documento consultabile on line. Anche qui, pochi e chiari concetti: «Introduzione della disciplina del falso in bilancio, completamento della legge su riciclaggio e anticorruzione, riduzione dei termini di prescrizione per prevenire i reati gravi e disciplinare le intercettazioni e la prevenzione del conflitto di interessi».

MOVIMENTO 5 STELLE

Il movimento che cavalca la rivolta di massa contro la malapolitica, nel suo programma non ha una voce propriamente dedicata alla Giustizia ma alla seconda pagina, al capitolo Stato e cittadini, ne inserisce comunque elementi di stretta attinenza, a cominciare dal raggiunto obiettivo di eliminazione del lodo Alfano. In un'ottica di trasparenza e riduzione di spesa pubblica, il movimento propone poi l'insegnamento della Costituzione con esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico, l'eliminazione della pensione da parlamentare dopo solo due anni e mezzo di mandato, il divieto di esercitare un'altra professione durante il mandato, di cumulare cariche, l'allineamento dello stipendio alla media nazionale e l'ineleggibilità a cariche pubbliche dei condannati. Da notare la richiesta di abolizione delle Authority e di pubblicazione online delle leggi almeno tre mesi prima della loro approvazione per consentirne la lettura ai cittadini. Di Marzia Paolucci, per Italia Oggi, 18/1

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata