Al puritanesimo di una donna in toga preferisco

chi osa fare della sua libertà quel che vuole

Cattive ragazze. Bollate, segnate dal marchio infame “di voler entrare nel mondo dello spettacolo e far soldi”. Questo sono le ragazze italiane “delle ultime generazioni” secondo la requisitoria di Ilda Boccassini che ha voluto inserire Ruby fra le vittime di questo terribile “sogno italiano”.

Povere ragazze. A dire che sono le più brave a scuola, che vogliono lavorare, che aspettano di fare un figlio fino al limite loro consentito dalla biologia per far quadrare i conti con i tempi del lavoro. Eppure sono colpevoli. Perché mettono il rossetto, la minigonna, portano i jeans a vita bassa da cui si intravedono gli slip, si vestono in modo provocante, magari con roba dozzinale, perché, tuttavia, non perdono l’allegria, la voglia di dipingersi le unghie d’oro e qualche trasgressione. Poi ammirano, e magari cercano anche di imitare, quelle belle donne che vedono al cinema e in televisione, e di fronte alla inesorabilità di una vita che si presenta come cupa fatica, se sono carine, ci provano anche a farla valere quella bellezza. Alla fine – sommo peccato – sono tentate e cercano di entrare in un mondo nel quale in una sera potrebbero guadagnare più che facendo le centraliniste per un anno. Qualcuna addirittura ci riesce.

Per questa donna così importante come il procuratore Boccassini queste ragazze sono innanzitutto da biasimare. E da indicare alla pubblica condanna per quel loro sogno così malsano, così politicamente scorretto. Insieme a Ruby, l’astuta orientale, e ai suoi protettori.

Come si fa – sembra chiedersi il potente procuratore di Milano – a fare scelte così frivole in un mondo come il nostro che, come è noto, premia il merito e il senso del dovere? Come si fa a preferire lo spettacolo allo studio della fisica quando si sa che le donne nella comunità scientifica vengono accolte a braccia aperte? Come si fa a pensare di far soldi (nientedimeno, una donna pensa a far soldi?) quando ben altri e ben più alti sono i compiti che attendono oggi una ragazza nella società italiana?

Cattive ragazze quelle delle ultime generazioni. Che, addirittura, osano usare la loro libertà come vogliono. Alcune vanno nei call center, e quelle soffrono ma sono eticamente a posto, altre scelgono vie “più facili”, e non va bene, altre ancora si arrabbattano come possono ed è chiaro che non si impegnano abbastanza. Ma tutte sono affascinate da un mondo più facile, più luccicante, nel quale si può guadagnare senza molta fatica e ci si diverte anche un po’. Strano vero? Ma come le vorremmo, come le vorrebbe Ilda Boccassini le giovani di oggi? Dedite al sacrificio? Alla famiglia? Al lavoro che le respinge? Modeste, poco truccate, coi tacchi bassi? Che vadano dalle Orsoline e leggano Repubblica? Che distinguano fra loro “le puttane” dalle altre, quelle perbene? Che rinuncino alle “astuzie orientali”, in nome di un rapporto con gli uomini “basato sulla eguaglianza e sul rispetto reciproco”, come oramai si usa dire fino alla nausea.

Che facciano figli in modo ragionevole e in tempi ragionevoli e nel frattempo stiano con mamma e papà? Mi colpisce sempre vedere quanto puritanesimo di ritorno abbia colpito tante donne italiane che occupano posti importanti nel giornalismo, nello spettacolo, nella magistratura. Donne che si dichiarano femministe e di sinistra. Boccassini non è la prima anche se lei ha avuto l’occasione di esprimerlo in una situazione di massima esposizione mediatica. Colpisce vedere come oramai l’obiettivo principale di molte di loro sia distinguere le donne “perbene” dalle altre che “perbene” non sono magari perché hanno i capelli troppo biondi e occhi troppo truccati. O orecchini grandi come lampadari. Con singolare protervia vorrebbero le altre infelici e sacrificate o costruite a loro immagine e somiglianza. E’ mai loro venuto il dubbio che non rappresentano un modello così desiderabile? E che oramai da loro emana un inconfondibile odore di misoginia? QUOTIDIANO, di Ritanna Armeni, 15.5

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