Letta resta sulle spine, il Cav. non lo nomina mai.

Assicura che i suoi ministri non si dimetteranno, e attacca il Pd.

L’esecutivo resta appeso al Cav.

Silvio Berlusconi sta bene attento a non citare il governo. Nei sedici minuti del suo atteso videomessaggio il Cavaliere non parla mai di Enrico Letta. Non è una svista, ovviamente. La videocassetta è stata cancellata e registrata più volte. Limata fino all’ultimo. Ed è proprio all’ultimo che evidentemente l’ex premier ha deciso di eliminare il passaggio dedicato all’esecutivo.

Il video di stasera aveva almeno tre obiettivi. Doveva rilanciare la nuova Forza Italia e condannare duramente la presunta offensiva della magistratura. Ma nelle intenzioni iniziali aveva anche il compito, così raccontano, di rassicurare il governo delle larghe intese. Confermando espressamente la volontà di proseguire l’esperienza al fianco del Partito democratico. Ecco il colpo di scena. Alla fine Silvio Berlusconi preferisce omettere qualsiasi riferimento a Palazzo Chigi. Nessuna cambiale in bianco. Il premier Enrico Letta non lo nomina neppure.

Certo, a rileggere il discorso del Cavaliere il governo non sembra destinato a cadere. Non nell’immediato, almeno. Berlusconi lo dice tra le righe. «I nostri ministri - spiega in uno dei primi passaggi - hanno già messo a punto le nostre proposte per un vero rilancio dell’economia, proposte che saranno principalmente volte a fermare il bombardamento fiscale che sta mettendo in ginocchio le nostre famiglie e le nostre imprese». Coniuga i verbi al futuro, l’ex premier. Altro che dimissioni della compagine governativa del Pdl. I ministri che rappresentano il centrodestra a Palazzo Chigi, a partire dal vicepremier Angelino Alfano, restano al loro posto e continuano a lavorare. Per deduzione, nel breve periodo l’esecutivo è salvo.

Se il Pdl prosegue la sua azione di governo, non si può dire che la fiducia negli alleati sia immutata. Il tentativo di “pacificazione nazionale” è fallito. Ascoltando il Cavaliere è impossibile non cogliere la dura condanna di chi, almeno sulla carta, siede al governo con il centrodestra. «Per il mio impegno ho pagato e sto pagando un prezzo altissimo - ricorda ad un certo punto Berlusconi - ma ho l’orgoglio di aver impedito la conquista definitiva del potere alla sinistra, a questa sinistra che non ha mai rinnegato la sua ideologia, che non è mai riuscita a diventare socialdemocratica, che è rimasta sempre la stessa. La sinistra dell’invidia, del risentimento e dell’odio». La stessa sinistra che sostiene l’esecutivo Letta assieme a lui, peraltro. E così Silvio Berlusconi lascia il governo appeso a un filo. L’ex premier non rompe, anzi assicura che l’azione dell’esecutivo proseguirà. Ma attacca duramente i suoi alleati. Nelle prossime settimane Letta continuerà a perdere il sonno. Il danno e la beffa: non solo il Cavaliere non rassicura il presidente del Consiglio, ma nel suo atteso videomessaggio si guarda bene persino dal nominarlo. Berlusconi conserva la posizione di vantaggio che gli è rimasta. Forse l’unica. Non strappa con l’esecutivo e rimane il suo principale azionista. Si tiene le mani libere, pronto a condizionare le scelte di Palazzo Chigi. Se sarà crisi, deciderà il Cavaliere quando. Probabilmente al momento elettoralmente più opportuno per il Pdl. Magari proprio sui temi economici, mediaticamente più spendibili rispetto alle attuali polemiche sulle sue vicende giudiziarie. Lo scontro è rimandato di qualche tempo, insomma. Forse solo di qualche settimana, in concomitanza con l’approdo in Parlamento della legge di Stabilità. Non è un caso se a un certo punto del videomessaggio, assieme a quella giudiziaria, Berlusconi punta il dito contro l’oppressione «fiscale e burocratica».

 Linkiesta, 18/9

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata