Manuale di conversazione, Arrivare in ritardo

Come fare bella figura in salotto senza sapere quel che si dice

La fuga dei cervelli

- Avere reazioni cutanee allergiche non appena la si sente nominare. Conseguentemente stilare la classifica degli stilemi giornalistici più irritanti: “un’eccellenza italiana”; “mettere a sistema”; "la morsa del gelo". Ancora imbattuto “il Paese reale”.

- Affermare che ormai in questo Paese avere un’idea geniale è più un problema che un’opportunità. All’estero, invece… Lasciare la frase a metà aumenta l’effetto.

- Secondo il presidente della Confindustria ogni anno ci costa 5 miliardi di Euro, secondo l’Istituto per la competitività 1,2 miliardi di dollari. Di seguito ricordare che da bambino quando si andava a comprare il prosciutto, il salumiere diceva: “Ci sono dieci grammi in più. Lascio?”

- Buttare lì con disinvoltura il termine “brain drain” suggerisce in modo discreto che, con una tale padronanza dell’inglese, avreste potuto tranquillamente lavorare all’estero.

- Ricordarsi sempre di dire che all’estero le possibilità di carriera sono basate in primo luogo sul merito. Valutare di volta in volta se esplicitare quali categorie siano invece rilevanti in Italia: conoscenze, raccomandazioni politiche, leccaculismo ecc.

- Deplorare la mestizia di certi articoli in cui si presentano tre o quattro casi di giovani che hanno scelto di andare a vivere a Londra per aprire una gelateria, per lavorare nelle PR o per impiantare un business di toilettage canino. Rammaricarsi che il giornalista non sia fuggito all’estero anche lui.

- È di gran moda sostenere che in realtà sia un mito.

- A ogni assegnazione del Nobel per una materia scientifica trovare pateticamente provinciale l'apertura della caccia alla percentuale di italianità del premio.

- Sostenere che siano i laureati tout court, e non solo quelli che vanno all'estero, a sottrarre risorse al Paese. Di seguito, ricordare un aforisma di Marcello Marchesi: “Bocciate, bocciate i figli del popolo. Che resti ancora qualche idraulico.” Chic.

- Ormai all’estero non si può più dire di essere italiano, altrimenti pensano subito che sei un cervello in fuga, come una volta pensavano che fossi un emigrante dalla valigia di cartone legata con lo spago. Il titolo di studio è cambiato, la diffidenza no.

- Il Paese è in preda alla confusione mentale. Dopo decenni in cui ci hanno detto che gli italiani fanno fatica a staccarsi dalla mamma, adesso ci dicono che bisogna incentivare il rientro dei talenti fuggiti all’estero. Poi però non ci si meravigli se uno decide di non fare un cazzo e di ammazzarsi di canne.

- Si parla sempre e solo di fuga dei cervelli. Sarebbe bello se, per una volta, si spendesse una parola su altre parti del corpo. Non a caso Jannacci, che era un poeta, aveva cantato in tempi non sospetti l’ebbrezza dei tendini.

- Parlare di circolazione dei talenti, invece che di fuga dei cervelli fa capire che siete allergici alla retorica di massa e permette di aumentare del 20% la fattura per la consulenza aziendale.

- Trovare sommamente irritante il tono di velata sorpresa di certi servizi giornalistici, increduli che anche in Italia si riesca a operare qualcuno al fegato o a produrre qualcosa di diverso dalla pummarola.

- Sostenere che alcuni cervelli è bene che fuggano.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, di Andrea Ballarini, 18 ottobre 2013

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