Tagliare le tasse conviene. La risposta

dei conservatori inglesi ai governi tassator-minimalisti

In Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco, diceva Ennio Flaiano. La nostra politica economica e quindi la ripresa che arranca ne sono una drammatica testimonianza. Nel Regno Unito, invece, la via più breve tra la recessione e la ripresa è stata la curva di Laffer, ricordava ieri il Wall Street Journal: “Arrivano nuove prove dal Regno Unito sul fatto che ridurre le tasse per le imprese è una soluzione vincente per incrementare il gettito fiscale”.

La ricetta immortalata, anche graficamente, dall’economista americano Arthur Laffer più di trent’anni fa è stata applicata dal governo conservatore di David Cameron. In sintesi, se il prelievo fiscale supera un certo livello, l’attività economica diventa meno conveniente, al punto che il gettito fiscale comincia ad assottigliarsi; al governo conviene dunque esigere meno tasse da ciascuno, per ottenere di più da tutti. Ecco spiegata la filosofia del cancelliere dello Scacchiere, George Osborne: in tre anni di governo tories l’aliquota media della tassazione sulle imprese è scesa dal 28 al 22 per cento ed entro il 2015 sarà ridotta al 20.

I privati festeggiano, ma lo stato? Il mancato gettito per l’alleggerimento delle imposte (7,8 miliardi di sterline l’anno) verrà recuperato almeno per il 45-60 per cento grazie a nuovi investimenti incentivati dalla tassazione ridotta. Per il Wsj, gli Stati Uniti dovrebbero ispirarsi di nuovo a questo metodo per crescere senza gravare (troppo) sui conti pubblici. Anche l’Italia, dove la pressione fiscale complessiva sui cittadini è salita al 44 per cento (al quarto posto in Eurozona), potrebbe copiare un po’ dei “compiti a casa” dal compagno di banco inglese.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 7 dicembre 2013 - ore 06:59

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