LA LEGA PERDE PEZZI ANCHE NEL VENETO

La posizione di Umberto Bossi contro l'ipotesi di concedere al sindaco

leghista di Verona, Flavio Tosi, la possibilità di farsi una sua lista personale nelle prossime elezioni comunali, era fermissima e pubblica. Primo, non si può. E, secondo, se Tosi tentasse di farla, si metterebbe automaticamente fuori dalla Lega. Cioè, in altre parole, Tosi verrebbe espulso dal partito. La storia politica di Bossi è nutrita di espulsioni annunciate e subito fatte. Ha sbattuto fuori dal partito, in men che non si dica, persino l'ideologo della Lega, Gianfranco Miglio. Aveva messo in panchina, neutralizzandolo completamente, persino Roberto Maroni. Aveva polverizzato con un soffio l'ex suo ministro del bilancio e della programmazione economica Giancarlo Pagliarini. E l'elenco potrebbe facilmente proseguire perché è lunghissimo. Tutti quindi avevano previsto che, stavolta, anche Tosi sarebbe stato lanciato. Invece, nonostante le minacce di Bossi, il sindaco di Verona (con, alle spalle, l'ex ministro dell'interno Maroni, che adesso è diventato troppo forte per farsi neutralizzare un'altra volta da Bossi) ha deciso di proseguire per la sua strada. E Bossi, l'ex onnipotente nel suo partito, è rimasto con il cerino in mano. È stato costretto a ripiegare, accettando il fatto compiuto. Tosi, con il suo braccio di ferro con Bossi (che solo un anno fa sarebbe stato impossibile e, in ogni caso, sarebbe finito male per il sindaco di Verona) ha dimostrato che il re Bossi è oggi nudo. Nel senso che non è più in grado di spegnere le rivolte dei suoi ex pretoriani. La rivolta, in questo caso, è avvenuta per di più nel Veneto, che è la regione dove la Lega prende più voti che in Lombardia. Ed è anche la regione dove, dal 2010, la Lega è diventato addirittura il partito più importante, avendo essa preso il 35,2% dei voti contro il 24,7 del Pdl. Non solo, in questa regione c'è anche la provincia più leghista d'Italia, che è quella di Treviso, dove il partito prende addirittura il 48,5% dei voti. Lo sgretolamento della leadership di Umberto Bossi si accompagna anche alla delusione dell'elettorato leghista che è stufo di promesse mai mantenute ed è irritato dalla crisi economica che, colpendo i ceti micro-imprenditoriali, impallina la sostanza stessa dell'elettorato leghista in questa regione. Poco più di un mese fa, il gruppo regionale veneto leghista ha commissionato un sondaggio sulle prossime elezioni amministrative. I risultati ottenuti sono terrorizzanti. Da esso infatti risulta che la Lega perderebbe l'11% dei voti precipitando dal 35 al 24%. Un tracollo, in meno di due anni. di Pierluigi Magnaschi   ItaliaOggi del 27.03.2012

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