Germania, politici e media chiedono di cacciare l'Italia dall’euro

L’Italia, se ci sarà un governo Lega-M5S, non potrà più restare nell’euro. Se ci restasse, con tutto il debito vecchio più i nuovi buffi promessi da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i contribuenti tedeschi rischierebbero di pagare un costo altissimo

di Tino Oldani, 22.5.2018 www.italiaoggi.it

In Germania, nel fine settimana, politici, economisti e media hanno fatto a gara nel trovare gli argomenti più convincenti per dire che l'Italia, se ci sarà un governo Lega-M5S, non potrà più restare nell'euro, quale che si sia la politica e la volontà della Bce di Mario Draghi. Se ci restasse, con tutto il debito vecchio, più i nuovi buffi promessi da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i contribuenti tedeschi rischierebbero di pagare un costo altissimo. A quel punto, secondo alcuni opinion leader tedeschi, alla Germania converrebbe addirittura giocare d'anticipo, e uscire dall'euro prima che lo faccia l'Italia.

Il fatto che a Roma possa insediarsi un governo populista, ha scatenato un vero putiferio politico soprattutto nella ricca Baviera, dove si voterà in settembre. In questa regione, da sempre, il partito più votato e influente è la Csu, gemello democristiano della Cdu, che è il partito di Angela Merkel. Insieme, Cdu e Csu sono maggioranza relativa nel Bundestag, e a Berlino governano insieme ai socialdemocratici della Spd. Il sondaggio più recente pubblicato a Monaco di Baviera dà la Csu al 41%, seguita a distanza dai Verdi (14%) e dall'Afd (13%), il partito populista Alternative fur Deutschland, che ora surclassa i socialisti della Spd (12%), mentre altre formazioni minori non arrivano al 6%.

I leader della Csu non hanno alcuna intenzione di perdere voti con una politica europea di tipo buonista, come quella che rimproverano alla Spd, né di farsi scippare quote di elettori dalla Afd. Per questo Alexander Dobrindt, capogruppo Csu, ha messo in chiaro che «la nuova coalizione del debito in Italia è un avvertimento per tutta l'Europa. Il principio di stabilità dell'Ue, per noi non è negoziabile. La Germania non intende pagare per il nuovo programma del debito in Italia». A dargli manforte è sceso in campo l'economista Clemens Fuest, uno dei più autorevoli in Germania, capo dell'Ifo Institute di Monaco. Intervistato da Focus.de, ha messo in dubbio le competenze economiche degli esponenti di Lega e M5S, affermando che «la richiesta di una cancellazione del debito detenuto dalla Bce è un'assurdità. Se gli altri Stati dell'eurozona dovessero farsi carico delle perdite della Bce, il conto per il contribuente tedesco sarebbe scandalosamente alto: la Germania dovrebbe pagarne il 34%, vale a dire 86 miliardi di euro, pari a oltre mille euro per ogni cittadino tedesco. Questo dovrebbe essere sufficiente a chiarire che il governo federale tedesco non accetterà mai un così pessimo affare».

Che fare, allora? Su Manager Magazine, rivista considerata prestigiosa, Daniel Stelter, opinionista influente in Germania, coglie l'occasione per sparare a zero sulla Bce di Mario Draghi: «Solo gli osservatori più creduloni e quelli che si lasciano cullare dalle dichiarazioni ufficiali dei dirigenti della Bce sono rimasti sorpresi. L'euro resta una costruzione che ha aumentato le differenze economiche, invece di promuovere le convergenze dei paesi coinvolti, come ci era stato promesso. E non può essere stabilizzato con maggiori trasferimenti tra i paesi». Più avanti: «Paesi come l'Italia, il Portogallo e la Grecia non hanno alcuna possibilità di restare nell'euro. Sebbene Mario Draghi sottolinei che un paese, se esce dall'euro, deve 'naturalmente' rimborsare i suoi debiti Target 2, sarebbe più o meno come cercare di mettere le mani nelle tasche di un uomo nudo. L'Italia dichiarerebbe semplicemente bancarotta. Problema risolto».

L'analisi di Stelter sull'Italia, per dimostrare che «è il primo candidato per un'uscita dall'euro», entra nei dettagli: «La recessione è durata più a lungo di quella degli anni Trenta. La performance economica è ben al di sotto del livello non già brillante del 2008. La disoccupazione è elevata, il debito pubblico fuori controllo. Il recupero del 30% di svantaggio in termini di costo del lavoro per unità di prodotto nei confronti della Germania tramite una svalutazione interna, vale a dire una riduzione dei salari, è del tutto illusorio. L'Italia potrebbe salvare una parte della sua base industriale uscendo dall'eurozona. Con una lira svalutata, il paese tornerebbe competitivo da un giorno all'altro».

C'è anche un riferimento ai mini-Bot cari alla Lega, come moneta parallela: «I politici italiani hanno imparato dagli errori della Grecia. La semplice minaccia di uscire dall'euro non funziona più. È meglio prepararla con una valuta parallela, contro la cui introduzione né Bruxelles, né la Bce potranno fare molto». A sorpresa, Stelter approva la cancellazione del debito italiano in pancia alla Bce: «Poiché la maggior parte dei creditori risiede nel paese (le ricche famiglie italiane), quella di annullare i crediti in mano alla Bce è una buona idea. Solo il momento dell'annuncio è stato infelice: il governo, probabilmente, voleva uscire allo scoperto più tardi».

Un'idea talmente buona, che Manager Magazine suggerisce di approfittarne anche nell'interesse della Germania: «La cancellazione del debito dovremmo farla in maniera complessiva: comprendere anche il debito di tutti gli altri paesi, e al tempo stesso l'eccesso di debito privato che si nasconde dietro gli oltre mille miliardi di crediti deteriorati nei bilanci delle banche europee. Parliamo di una somma complessiva di oltre 3 trilioni. Gli italiani possono essere accusati solo di non avere pensato in grande. Cosa sono 250 miliardi per l'Italia? Se vuoi davvero farlo, fallo per il bene di tutti«.

Conclusione: «Gli italiani, a differenza di noi tedeschi, almeno sembra che abbiano una strategia. Avvieranno un'ampia azione diplomatica alla ricerca di altra morfina, per ritardare la bancarotta. Dunque, usciamo noi dall'euro prima che sia l'Italia a farlo. Un'eurozona senza la Germania sarebbe sicuramente più omogenea e funzionerebbe meglio». Resta da vedere che ne pensa Angela Merkel. E non è un dettaglio da poco.

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