Giuseppe Conte mira al posto di Luigi Di Maio

Il suo attacco a Matteo Salvini sui migranti rientra in questo gioco

di Martino Loiacono, 17.8.2019 www.italiaoggi.it

«Una sleale collaborazione» che ha portato anche a veri e propri «strappi istituzionali». Con queste parole, in una lettera aperta, Giuseppe Conte ha attaccato frontalmente Matteo Salvini sul caso Open Arms. Dopo la conferenza stampa seguita all'apertura della crisi di governo, Conte è tornato a scontrarsi con il ministro degli interni ma non dalla solita posizione di debolezza.

Le sue critiche rappresentano un ulteriore strappo nel governo perché si proiettano anche sul passato. Tuttavia gli permettono di trattare con il leader leghista più alla pari. Denunciandone la costante ricerca del consenso e prendendo una posizione così netta su un tema cruciale come l'immigrazione (la redistribuzione dei migranti invece che lo scontro frontale con i paesi europei), il presidente del consiglio ha sì indebolito il rapporto con il Carroccio ma ha anche recuperato potere negoziale in una fase delicata della crisi.

La presa di distanza da Salvini ha infatti fatto scattare con più forza il campanello d'allarme tra i leghisti che si sono detti pronti a un rimpasto con i ministri del Sì. Il rischio concreto di una maggioranza M5S, Pd e Leu deve aver spaventato Salvini che ha deciso di tornare parzialmente sui suoi passi. E proprio da queste due maggioranze alternative, Conte sembra poter trarre linfa vitale, perché può potenzialmente tenere sotto scacco sia la Lega che il Pd. Il suo attacco al ministro degli interni e la possibile maggioranza alternativa a quella gialloblù lo proiettano dunque in un nuovo scenario.

Dopo le dichiarazioni delle ultime settimane e grazie alle sue capacità di mediazione, Conte potrebbe addirittura scavalcare Luigi Di Maio, ormai troppo compromesso nei rapporti con Salvini e chiaro responsabile del successo leghista. L'avvocato del popolo potrebbe essere quel volto moderato ed europeista spendibile sia per un esecutivo con il Partito democratico, che per una futura campagna elettorale. Con i suoi modi felpati e mai appariscenti potrebbe accreditare il Movimento 5 Stelle presso le cancellerie europee, facendo dimenticare le tante «sgrammaticature istituzionali» (ipse dixit) del tandem Di Battista-Di Maio.

In attesa della soluzione della crisi di governo, il premier sarà una delle carte spendibile dal Quirinale per evitare le elezioni, ma anche dai grillini in caso di voto anticipato. Gli attacchi a Salvini, del resto, gli hanno permesso di allontanarsi, ma non definitivamente, dall'esperienza gialloblù. Resta da capire quale sarà il suo futuro. Se dovesse rimanere in politica, il suo ruolo potrebbe cambiare radicalmente. Da vice dei vicepremier potrebbe mirare più in alto. O alla guida di una rinnovata coalizione gialloblù con una Lega più docile, o alla regia di un'inedita maggioranza M5S-Pd.

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