Col 1° maggio si conclude un mese di marce e slogan pacifisti. “Peste del 900”, diceva Pannella

Non si può scegliere di non scegliere, come si illusero di fare quelli che nel 1939 gridavano nelle strade di Parigi di non voler morire per Danzica e poi caddero tutti per la difesa della Francia, dell’Europa e del mondo civile

SALVATORE MERLO 30 APR 2022 ilfoglio.it

Dopo la Via crucis e il 25 aprile, con il Primo maggio intitolato “a lavoro per la pace”, si conclude un mese scandito dalle manifestazioni, dalle marce di Assisi, dalle bandiere arcobaleno, e da quegli onestissimi sentimenti che Marco Pannella definiva “peste del nuovo secolo”. L’espressione è forte, ma per nulla priva di drammaticissima logica. “Se il nazismo e il comunismo sono stati messi al bando, ebbene il pacifismo merita di accompagnarli. Niente altro nella storia del Novecento ha prodotto così tanti morti”. Diceva proprio così Pannella, non violento e dunque non pacifista, il leader radicale che spiegò in più occasioni che il pacifismo si sviluppa dove c’è libertà, sovrabbondanza di democrazia, informazione, tolleranza. Non certo dunque nei paesi dittatoriali e autocratici. Quelli infatti il pacifismo non sanno nemmeno cosa sia, e se anzi vedono un pacifista gli sparano o lo arrestano.

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