GIUBILEO SANTO E DANNATO! - DAGO, OSPITE DI CORRADO AUGIAS A “LA TORRE DI BABELE”, IN DIFESA DEL VATICANO:
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"È L'UNICO ORGANISMO SOVRANAZIONALE CHE PUÒ RIUNIRE IN PACE 35 MILIONI DI PELLEGRINI. QUALE ALTRA ORGANIZZAZIONE...
26.11.2024 20:03 dagospia.com lettura8’
AL MONDO PUÒ RIUSCIRCI, CON TUTTE LE GUERRE CHE STRAZIANO IL MONDO?'' - ''A ROMA NOI SIAMO ANCORA OFFESI DALLA BRECCIA DI PORTA PIA, ROMA NON È LA CAPITALE DELL'UNITÀ D'ITALIA. ROMA APPARTIENE A UN'ALTRA STORIA" - RIVOLTO AD AUGIAS: "VOI ATEI CONSIDERATE IL VATICANO UN QUARTIERE DI ROMA" – LE CITAZIONI DI DANTE (“DI QUELLA ROMA, ONDE CRISTO E’ ROMANO”) E DI ORSON WELLES... - VIDEO DELL'INTERVISTA
CORRADO AUGIAS: Roberto D'Agostino niente meno, ci ha raggiunto nell'intervallo. Grazie di essere venuto lei, caro D'Agostino, Lei è uno di quelli, forse oggi quello che ha colto di più il carattere di Roma. La sua duplicità che possiamo vedere anche nel Giubileo.
Io però vorrei cominciare da un'altra cosa, le voglio far vedere un libro per chiederle se si ricorda che cos'è stato questo libro nella sua vita. (Mostra “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, di Milan Kundera)
DAGO: Beh, quel libro per cui feci una propaganda quotidiana per 90 giorni in "Quelli della notte". Avevo trovato il titolo che era perfetto per definire quegli anni '80, ''L’insostenibile leggerezza dell'essere". Anche se poi il libro parlava degli anni '70. Però il titolo era fantastico per testimoniare lo spirito del tempo.
CA: Lei fece pubblicità a questo libro.
D: Ma perché in Rai pensavano che era inventato da me, una battuta, che non esistesse Milan Kundera. Addirittura Arbore a un certo punto mi disse, ''Ah, la Milan...''. Pensava che fosse una donna, non conosceva un autore che fu scoperto da Oreste Del Buono, agli inizi degli anni '70.
CA: Andiamo sul Giubileo. Lei ormai è un testimone accreditato di Roma, della sua vita, dei suoi difetti e della Sua Santità sui due piani. Roma ha perso l'Expo, ha perso le Olimpiadi. Però ha il Giubileo. Quale differenza c'è tra queste tre manifestazioni e due fallimenti e una che invece viene.
D: Intanto sono fallimenti dell'amministrazione politica italiana e non sono di sicuro fallimenti del Vaticano. Anzi il Vaticano è l'unico organismo sovranazionale che oggi può riunire in pace, e sottolineo in pace, 35 milioni di fedeli di pellegrini. Quale altra organizzazione al mondo può metterli insieme con tutte le guerre che straziano il mondo?
Il Vaticano è qualcosa che tutti non riescono a comprendere bene... anche prima, durante l'intervista a Recalcati, c'era questo discorso del Giubileo come fosse una sorta di carnevale: la tiara, i paramenti, la sedia gestatoria...
Il problema è che voi atei considerate il Vaticano un quartiere di Roma. Ma se l'Occidente è cristiano, se il pontefice è a Roma, è grazie all'Impero romano di Costantino, con la madre Elena che porta la croce di Cristo da Gerusalemme a Santa Croce. Ecco perché Roma è santa e dannata, perché unisce per sempre la città del Signore e la città degli uomini.
CA: Lei è cattolico?
D: Sì, e credente. Non sono un bacchettone, ma considero la fede come l'amore. Cioè noi non possiamo andare al mercato a comprare un etto d'amore o 2 chili di fede: o ce l'hai o non ce l'hai. Quindi credere che Gesù si è incarnato tra di noi per i nostri peccati, che la Madonna viene messa incinta dallo Spirito Santo, eccetera, è un problema di fede. Che non nulla a che fare con la dea ragione.
Il cristianesimo in Occidente conta un miliardo e 300 milioni di fedeli.
È una realtà unica, perché al di là delle razze, al di là delle religioni, il cattolicesimo è universale. Qual è la regola della Chiesa? Perché escludere quando si può aggiungere. Non è divisiva come le altre religioni: La Chiesa di Pietro accoglie tutti. La cosa più bella che simbolizza il Vaticano è la famosa piazza San Pietro con l'abbraccio del colonnato del Bernini. Sta lì a significare: benvenuti nella Casa del Signore a tutti, credenti, pecorelle smarrite, atei, agnostici. Il Papa incontra tutti, anche i trans.
Lo racconto anche nel film: perché nel 1985 il locale è più trasgressivo, sessualmente oltraggioso di Roma, la Muccassassina, che apriva i battenti nell'ex cinema Mercury per la gioia di gay, dark room, sesso di qua sesso di là, a chi pagava l'affitto? Al Vaticano. Era un cinema della Santa Sede, il Mercury.
CA: Lei ha detto lo racconta nel film, si riferisce al suo film, a ''Roma Santa e Dannata''...
D: Infatti il film inizia con San Pietro. Il grande potere che contiene Roma è la Città del Vaticano. A Roma noi siamo ancora umiliati, offesi dalla breccia di Porta Pia, Roma non è la capitale dell'unità d'Italia, non è mai stata e non lo sarà mai. Roma appartiene a un'altra storia. Ripeto: voi considerate il Vaticano un quartiere di Roma e lì lo sbaglio.
CA: Lei comincia ''Roma Santa e Dannata'' col Vaticano, anche se ci pensa ''La dolce vita'' di Fellini, comincia con quella scena famosa del Cristo attaccata all'elicottero. ''È Gesù, è Gesù''. Ma proprio nel film Roma Santa e dannata, Marco Giusti chiede a Verdone. Perché a Roma i miti non esistono? E Verdone risponde. E no, perché parte subito la pernacchia.
D: Semplice: fa parte della romanità. Ma certo, perché noi a Roma viviamo nella Storia con la S maiuscola. Anche quelli che vengono da fuori, i cosiddetti ''burini", o si romanizzano in tre giorni oppure sono espulsi. Noi abbiamo visto, Agnelli, De Benedetti, Tronchetti Provera che non si sono romanizzati e alla fine hanno girato i tacchi.
Roma è questa. I romani non hanno mai confuso la cronaca con la Storia. Noi viviamo dentro la storia, abbiamo il Papa, Augusto, Giulio Cesare, il Pantheon, il Colosseo. Arrivano, che so, Obama a Merkel, arriva la Regina d'Inghilterra, ma noi abbiamo il Papa. Ma anche il Papa non sfugge dall'ironia dei romani.
Avendo visto tutto nel mondo qualsiasi cosa, poi alla fine i romani hanno un distacco. Che non è cinismo, attento. è disincanto.
Allora quando io racconto di Papa Wojtyla al secondo giorno della sua missione di Pontefice, si ritrova una scrivania piena di carte, bollette e documenti da firmare. E sbotta: ma questo è il mio lavoro?
Chiama Stanislaw Dziwisz, che era il suo Segretario polacco, dice: facciamo come ai vecchi tempi, lui era già stato a Roma e vanno a fare bisboccia. Si mettono in clergyman belli tranquilli, escono dalla porta Sant'Anna e vanno in una pizzeria di via Dandolo, a Trastevere.
Bevono una birra dopo l'altra, i polacchi lo reggono bene l’alcol. Mangiano una pizza, e poi tornano belli brilli in Vaticano. All'ingresso chiedono i documenti a Wojtyla, che ovviamente non ha. E la guardia Svizzera non lo fa entrare. Il Papa era Papa da due giorni, la guardia Svizzera non aveva impresso i suoi connotati, e Wojtyla resta fuori. Al che i due vanno al Commissariato.
E lì avviene una scena stupenda. Racconta la storia lì all’agente: allora io sono il Papa, sono uscito per andare a mangiare una pizza e ora non mi fanno entrare. E lì viene fuori Roma di Sordi. L'agente si avvicina, la guarda in faccia e fa: "Scusi, ma se lei è il Papa, possibile che non c'hai le chiavi da casa? Ma che Papa sei?". E quella è Roma.
CA: La posso fermare un attimo? Io le voglio leggere, lo conoscerà sicuramente, lo leggo a beneficio, spero, di chi ci ascolta questo bellissimo sonetto del Belli che si chiama il Mortorio di Leone Dodecimo secondo.
Jerzera er Papa morto sc'è ppassato
Propi' avanti, ar cantone de Pasquino.
Tritticanno la testa sur cusscino
Pareva un angeletto appennicato.
Vienivano le tromme cor zordino,
Poi li tammurri a tammurro scordato:
Poi le mule cor letto a bbardacchino
E le chiave e 'r trerregno der papato.
Preti, frati, cannoni de strapazzo,
Palafreggneri co le torce accese,
Eppoi ste guardie nobbile der cazzo.
Cominciorno a intoccà ttutte le cchiese
Appena usscito er morto da Palazzo.
Che gran belle funzione a sto paese!
D: È magnifico...
A parte che Gioacchino Belli, oltre ad essere il più grande poeta romano, era anche un funzionario del Vaticano, le racconto un episodio di Papa Mastai dopo la presa di Roma, che mise fine al potere temporale della Chiesa. Quando morì Papa Mastai (Pio nono) il feretro, dato che lui aveva edificato il cimitero del Verano, aveva espresso la volontà di essere sepolto alla Basilica di San Lorenzo fuori le mura.
Il feretro esce dal Vaticano, arriva sul ponte di Testaccio e lì lo aspettavano i massoni per gettare la bara nel Tevere. A quel punto, i romani si incazzano, buttano le candele, scoppia una rissa terribile con i massoni anti-clericali. Tant'è che i bersaglieri dovettero scortare il feretro fino al Verano.
Anche quando trapelò la notizia della morte di Wojtyla, spontaneamente, senza nessun annuncio, i romani si precipitarono in piazza San Pietro, affollando ogni viuzza di Borgo Pio. E quando morirà , speriamo più tardi possibile, Papa Francesco, avverrà la stessa cosa. Perché iIl rapporto tra Roma e il Vaticano è viscerale.
[...]
CA: D'Agostino. Una domanda secca, dove metti un buco a Roma trovi qualche cosa che bisogna fare, non fare i buchi? Fermarsi davanti alla cosa che trovi.
D: No, ma c'è una Basilica a Roma, tra le più belle, pure poco frequentata, purtroppo, che è la Basilica di San Clemente all'Esquilino. Una costruzione formata da quattro piani sotto terra. C'è la Basilica, poi c'è sotto la Basilica medievale, poi c'è la costruzione romana che era la zecca di Nerone. Quarto piano sotto terra, il tempio di Mitra, il dio pagano che non può mai mancare. Altro posto dove io impazzisco è Santa Cecilia in Trastevere. Questa Basilica ha sotto l'appartamento di Cecilia. Quando il Papa Clemente VIII nel 1600 fece aprire il sarcofago in marmo di Cecilia, lì avvenne qualcosa di miracoloso. Trovarono la martire cristiana con la tunica bianca e le ferite al collo.
Ca: Incorrotta.
D: Il corpo quasi integro che spinse il Papa a chiamare lo scultore Stefano Maderno per raffigurarla nel marmo, così come era stata trovata. E oggi una delle emozioni più grandi che può avere un pellegrino a Roma è vedere quella scultura del Maderno con quei tagli al collo che sembrano che esca ancora del sangue. Ecco che allora Roma è qualcosa che contiene tutto.
CA: Adesso la porto sull'attualità, però: perché i romani si lamentano. Questa è la pianta dei numerosi cantieri che sono stati aperti pedr il Giubileo. È una cosa incredibile. Io tra l'altro qualche volta mi domando, dove si trovano i soldi per finanziare cantieri? Ovviamente tutta questa roba comporta forti difficoltà al traffico...
D: Roma ha visto disastri di tutti i colori. Intanto, è il risultato di ammistrazioni che lasciano nella più completa incuria una città come Roma per 25 anni e poi all'ultimo momento devono inventarsi l'arte di arrangiarsi per fare i lavori.
È chiaro, ci sono dei problemi. Però quando mi parlano male di Roma, quando me ne dicono di tutti i colori di Roma, io racconto sempre il famoso monologo di Orson Welles, nel film "Il terzo uomo", 1947, regia di Carol Reed. Orson Welles dice: "In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni sono successi, assassini, massacri, terrori, cose indicibili, e hanno avuto Michelangelo, Leonardo e il Rinascimento. Passiamo alla Svizzera: 500 anni di pace, amore fraterno e democrazia. cosa hanno prodotto? L'orologio a cucù". Questa è Roma.
CA: Grazie Roberto D'Agostino, vado un momento a leggio, dico due cose, poi torno qui a salutare.
D: Spero che lei legga una frase di Dante del 32esimo canto del Purgatorio: "Di quella Roma, onde Cristo è Romano".
CA: Bella, questa è la sua dedica, la mia più profana è affidata a un sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli. Ne leggerò solo 7 versi, dedicati al Giubileo, l'Anno Santo.
"Er Papa grazie a Dio non è un cojone, se ci ha messo il Giubileo, ci avrà avuto la sua ragione? Ecco dunque che senza esse bizzocco se può strigne il discorso a due parole. Che un Giubileo per tanti ladri è poco".