Verso il Consiglio europeo. Il governo non ha un mandato, l’opposizione non ha una linea

Sulla questione decisiva del piano di riarmo, della guerra e della pace, sia la maggioranza sia la minoranza non sanno che cosa dire,

Francesco Cundari 20 Marzo 2025 linkiesta.it lettura2’

scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

Alla vigilia dell’importante Consiglio europeo di oggi, Giorgia Meloni è stata delegittimata pubblicamente dalla sua stessa maggioranza, quando il capogruppo della Lega Riccardo Molinari, in un’intervista mattutina a Radio 24, ha chiarito che il Parlamento non avrebbe dato alla presidente del Consiglio «il mandato di approvare il Rearm Eu». Se le parole avessero ancora un peso – e se lo avesse ancora l’Italia, soprattutto – si tratterebbe di un fatto politico enorme.

Un fatto che in altri tempi avrebbe innescato una crisi di governo. Nell’Italia di oggi è appena una notizia, una tra le cento assurdità che si succedono incessantemente, finendo per appiattire ogni cosa. Come è assurdo il fatto che a denunciare l’ambiguità di Meloni sul piano di riarmo europeo sia Elly Schlein, nel momento stesso in cui si dice a favore della difesa comune europea, ma contro il piano di difesa comune che c’è, in dissenso dall’intero Partito del socialismo europeo. Peraltro senza avere avuto nemmeno il coraggio, o la forza, di chiedere alla delegazione del Partito democratico di votare esplicitamente contro, nel parlamento di Strasburgo, scegliendo piuttosto un insostenibile astensione (a proposito di ambiguità).

È gigantesco e doloroso lo scarto tra la drammaticità degli eventi, l’urgenza delle decisioni e delle responsabilità che l’Europa è chiamata ad assumere, e che autentici leader europei come Keir Starmer, Emmanuel Macron, Friedrich Merz stanno effettivamente assumendo, da un lato, e dall’altro il livello infimo di questo genere di furbizie, con cui il Pd di Schlein si colloca di fatto sulla linea del Movimento 5 stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra, coprendo però la sua contrarietà al piano di Ursula von der Leyen dietro una spessa coltre di retorica benaltrista.

Un gioco delle tre carte perfettamente speculare a quello di Meloni e della sua maggioranza, che vota compatta una risoluzione in cui non c’è scritto praticamente niente, niente almeno sul tema all’ordine del giorno, il piano di riarmo, nel testo neanche nominato. Come spesso accade con questo genere di furbizie, la vaghezza finisce oltretutto per ritorcersi contro la stessa presidente del Consiglio, perché consente alla Lega di sostenere di non averle conferito alcun mandato in merito.

La sconfortante verità sancita dal dibattito e dal voto parlamentare di ieri è che sulla questione decisiva della politica europea il governo semplicemente non ha una linea condivisa, e non ce l’ha neanche l’opposizione. O forse, ed è di gran lunga l’ipotesi peggiore, ce l’hanno entrambi, ma non hanno il coraggio, o la convenienza, di dichiararla apertamente.

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